“Non si può suonare se non si vive, anche se si può vivere senza suonare”. Questa è una delle sue chicche; di Martha Argerich, intendiamo. Lei, di vita, ne ha sempre messo tanta, nella sua musica: passione, energia, intensità, sogno. Ma c’è un’altra pillola di saggezza che ci teniamo a riportare, a mo’ di introduzione a questa accattivante Stagione della Gog – Giovine Orchestra Genovese – che avrà, tra tanti eccelsi protagonisti, anche e proprio lei. “Amo suonare il pianoforte ma detesto essere pianista”: e chi ha orecchie per intendere, intenda pure. Suonare, per Marta Argerich, è un gioco, magari anche faticoso e impegnativo, ma sempre coinvolgente, elettrizzante, qualcosa che piace a lei e a chi ha la fortuna di ascoltarla. La sua arte è un ponte di comunicazione diretto con il pubblico, lei è sul palcoscenico ma è nel cuore e nell’anima di chi è in platea; il che non è poi così scontato. Martha Argerich sarà a Genova il 20 febbraio 2017, accanto ad un’altra straordinaria artista, Lylia Zylberstein per un concerto che, già da adesso, suscita naturalmente curiosità e grandi aspettative. La coppia si unisce agli altri due – si conceda il termine - pilastri incrollabili della nostra realtà musicale e ormai ospiti fissi della Gog, Maurizio Pollini (7 novembre) e Grigory Sokolov (20 marzo).
Ma gli artisti in arrivo nella città della Lanterna per l’associazione genovese sono moltissimi – 27 gli appuntamenti nel cartellone ufficiale, più diversi eventi concertistici collaterali - il primo dei quali è il violoncellista Lynn Harrell (con la Nordwestdeutsche Philarmonie) atteso per l’inaugurazione del 17 ottobre. Si possono individuare, volendo, vari fili conduttori, in questa stagione: primo fra tutti il Novecento, presente in più della metà dei programmi previsti. “Un repertorio che va conosciuto, ascoltato, senza pregiudizi e con molta curiosità – ha detto durante la sua “impetuosa” (come di consueto) relazione il direttore artistico Pietro Borgonovo, che espone con orgoglio due prime assolute: il quintetto per archi Secondo libro di Kenning del compositore genovese Carlo Galante, che verrà eseguito 9 gennaio, e la Novità per clarinetto, viola e orchestra di Francesco Antonioni, interpretato dai Solisti Aquilani diretti da Vladimir Ashkenazy (27 marzo).
Ma ascolteremo anche l’integrale dei quartetti di Bartòk, previsti in un unico concerto il 15 maggio, protagonista il Kelemen Quartet; e, a proposito di perle rare,il Livre pour Quatuor di Pierre Boulez, che verrà eseguitodal Jack Quartet il 27 febbraio; il Piece pour Ivry di Bruno Maderna, genio estroso e “aleatorio” a confronto con la Seconda Sonata del rigoroso Ferruccio Busoni, brani presentati nel concerto del 21 novembre da Cristiano Rossi al violino e Marco Vincenzi al pianoforte; il Quartetto Pavel Haas, che interpreterà From the Monkey Mountains, il grande violoncellista Enrico Dindo (23 gennaio)con una serata interamente novecentesca.Degno di particolare attenzione un giovanissimo artista torinese, il percussionista Simone Rubino, che propone Le percussioni a confronto con Bach (5 dicembre), un’interessante miscellanea di brani contemporanei a dialogo con l’intramontabile genio di Eisenach. Ma , come già detto, il Novecento imperversa (vedi cartellone) e compare ripetutamente: Schönberg con Malin Hartelius e il Gringolts Quartet (6 febbraio) o con Andrea Pestalozza, Vittorio Zago e il Quartetto Prometeo (27 aprile); Prokof’ev con il duo Sergey e Lusine Khachatryan (violino e pianoforte – 13 febbraio), Britten con il tenore Ian Bostridge (3 aprile), Poulenc e Onslow con l’ensemble Les Vents Francais (13 marzo) e, ciliegina sulla torta, la sagra della Primavera di Stravinskij nella versione pianoforte a quattro mani con Itamar Golan e Natsuko Inoue (8 maggio). Ma il fil rouge principale rimane la grande statura artistica: aggiungiamo quindi alla rapida carrellata (da approfondire con una lettura attenta del cartellone) grandi nomi di solisti: Arkadij Volodos (12 dicembre), Alexandra Conunova (10 aprile), Seong Jin- Cho (29 maggio), Piëtr Anderszewski (16 gennaio) e di formazioni: il Belcea Quartet (14 novembre), The Tallis Scholars diretti da Peter Phillips (30 gennaio), la Amsterdam Baroque Orchestra & Choir diretta da Ton Koopman. Per concludere, due appuntamenti un po’ al di fuori della norma: la Budapest Gypsy Symphony Orchestra con le Armonie zigane lungo il Danubio (28 ottobre) e Al Di Meola & band con Improvvisazioni e Cover (22 maggio).
Da segnalare, per dar merito alla vitalità e all’energia della Gog, le numerose collaborazioni con varie realtà culturali del territorio, primi fra tutti il Teatro Carlo Felice, Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, il Teatro della Tosse. In fieri e di ampie prospettive il sodalizio con il Festival Internazionale di Musica da Camera di Cervo, altra realtà artistica di altissimo livello nella Regione. “Ci impegniamo per andare avanti, nonostante i tagli dei finanziamenti e le incertezze che minano il nostro lavoro – ha dichiarato con preoccupazione il Presidente Nicola Costa – e possiamo dire che senza il supporto della Fondazione San Paolo non saremmo riusciti a garantire il nostro apprezzato cartellone”. Gli applausi, sentiti, non sono mancati neppure oggi, nella rovente e affollatissima sede della Gog.