Il 17 febbraio 1904 la rappresentazione della prima assoluta alla Scala di Milano di Madama Butterfly avrebbe potuto essere per Giacomo Puccini (di cui ormai trionfavano in tutti i teatri Manon Lescaut, La Bohème e Tosca) un’occasione per una rivincita dopo le tre fiacche recite di Edgar del 1889. La rivalità fra le case editrici Sonzogno e Ricordi spinse quest’ultima a preparare con estrema cura la rappresentazione della “tragedia esotica”, affidandone la direzione a Cleofonte Campanini e scegliendo un cast prestigioso (Rosina Storchio, Giovanni Zenatello e Giuseppe de Luca), mentre le scene furono affidate a Adolf Hohenstein, che le realizzò con minuziosa attenzione.
Cosa aveva spinto Puccini a innamorarsi del soggetto? Nel giugno del 1900 aveva visto a Londra il dramma di David Belasco Madame Butterfly e rimase conquistato dalla tragica vicenda della protagonista, pur non essendo stato in grado di comprendere il testo inglese. Belasco aveva tratto lo spunto da una novella di John Luther Long, del 1898, che però non prevedeva un finale tragico, mentre il drammaturgo aveva concentrato in un atto solo gli avvenimenti che vanno dall’attesa di Cio Cio San fino al suo suicidio, svolti in un crescendo emotivo efficace. Si può tuttavia far risalire la trama, ma svolta con ironia, al romanzo Madame Chrysanthème di Pierre Loti, nom de plume di Julien Viaud, ufficiale della marina militare francese, che vi narra il suo matrimonio “a termine” con una geisha di Nagasaki. Questo romanzo, da cui fu tratta l’omonima opera di André Messager, del 1893, termina con la partenza del marinaio e con la geisha che conta tranquilla i soldi che egli le ha lasciato come ricompensa per i mesi che gli ha dedicato.
Agli inizi del Novecento l’esotismo era un ingrediente già sperimentato nel teatro musicale e spesso visto come luogo di evasione da contrapporre alla civiltà occidentale, con un cenno allo scontro di civiltà in Lakmé di Léo Délibes (1883), scontro che deflagrerà nell’opera pucciniana, soprattutto nel primo atto, quasi un prologo ideato da Puccini e dai suoi due librettisti Illica e Giacosa.
La prima rappresentazione di Madama Butterfly fu un fiasco totale senza dubbio causato dalle mene dell’editore Sonzogno e da una claque ben organizzata. Puccini e Ricordi ritirarono lo spartito e non vi furono repliche.
A taluni critici, come Natti sulla Perseveranza, Butterfly parve un bis di Bohème, ma “con minor freschezza ed abbondanza di forme”, benché egli riconoscesse a Puccini di saper armonizzare “con squisita originalità ed eleganza”, ma abusando della tavolozza giapponese di cui si era valso per primo Mascagni in Iris, opera che aveva avuto una buona accoglienza scaligera nel 1899. La sorella del musicista, Ramelde, scrisse al marito che il pubblico, definito “schifoso, abietto, villano”, fu contrario fin dal principio. Puccini stesso, in una lettera all’amico Camillo Bondi, ritenne la reazione del pubblico “un vero linciaggio: non ascoltarono una nota quei cannibali”. Addolorato perché riteneva Butterfly “l’opera più sentita e suggestiva ch’io abbia mai concepito”, era tuttavia sicuro che essa avrebbe avuto una rivincita qualora fosse rappresentata “in un ambiente meno vasto e meno saturo d’odi e di passioni”. Nel marzo 1904 sulla rivista pubblicata dall’editore Ricordi, Musica e Musicisti, apparve una descrizione accurata della prima rappresentazione, avvenuta fra “grugniti, boati, ruggiti, risa, sghignazzate” e richieste ironiche di bis tese ad ”eccitare ancor di più gli spettatori”. Il pubblico uscì quindi dal teatro, contento e soddisfatto di aver affossato l’opera, con le parole “consummatum est, parce sepulto”.
Vivente Puccini nessuna altra sua opera venne data in prima assoluta alla Scala, esclusa la postuma Turandot; Madama Butterfly stessa vi ritornò soltanto nel 1925 dopo la sua morte. Il desiderio di Puccini di rivedere la sua opera, così bistrattata dal pubblico della Scala, si avverò dopo pochi mesi, quando essa fu rappresentata a Brescia il 28 maggio 1904, con numerose varianti. Fra queste vi fu la divisione del lungo secondo atto in due parti: il sipario calava dopo il coro a bocca chiusa e il terzo atto iniziava con l’intermezzo che descrive il risveglio della città di Nagasaki. Insieme ad altri aggiustamenti, nel primo atto subirono tagli le scenette di colore locale, per attenuare la contrapposizione tra americani e giapponesi piuttosto cruda nel libretto scaligero, ove Pinkerton spinge con scherno lo zio Yakusidé a cantare ubriaco (ma ricordo che anche Pierre Loti non era stato tenero nel descrivere un popolo strambo, che vive in un mondo brutto, meschino e grottesco); venne inoltre aggiunta l’aria “Addio, fiorito asil” per rendere meno antipatico il maschilista ufficiale, che nell’originale non si lasciava cogliere dal rimorso, consegnava del denaro a Sharpless e se ne andava dicendogli “Voi del figlio parlatele, io non oso. Sono stordito! Addio – mi passerà”.
Altri ritocchi vi furono in successive rappresentazioni, come a Londra nel 1905, eseguiti da un Puccini sempre insicuro. Nel 1906 l’opera apparve sul palcoscenico del teatro parigino dell’Opéra Comique con la regia di Albert Carré, il quale richiese cambiamenti sia nel libretto sia musicali, che collimano “salvo pochi dettagli, con la versione corrente dell’opera, pubblicata anche in partitura nel 1907” (come scrive Michele Girardi nel suo libro su Puccini). Vennero espunte tutte le scenette di color locale del primo atto per rendere più stringato il dramma, restituendo dignità ai giapponesi, contrapposti con maggior forza agli occidentali. Altri cambiamenti si ebbero nel testo e nella musica dell’Andante mosso “Ed alle impietosite genti”, mentre diminuì il ruolo di Kate, la moglie americana. Puccini rimase a Parigi più di due mesi per collaborare alla realizzazione dei cambiamenti e questa mise en scène fu descritta in un ponderoso livret che Girardi non esita a definire “un saggio di psicologia del personaggio” (e che molti registi potrebbero leggere con profitto).
Quale Madama Butterfly sarà rappresentata alla Scala il 7 dicembre? Dopo Turandot e Fanciulla del West degli scorsi anni, il direttore Chailly vuole ritornare all’ ur- text, eliminando quindi i continui ripensamenti di Puccini ad ogni riproposta dell’opera. Egli ha dichiarato: “sono convinto che l’opera sia nata già con una struttura compiuta ed efficace dal punto di vista drammaturgico, musicale e teatrale”, prova ne sia anche che il musicista voleva l’opera in due atti affinché nel secondo il dramma corresse “alla fine senza interruzione, serrato, efficace, terribile”.
Michele Girardi afferma che sia migliore la versione corrente. Elvio Giudici ritiene che i cambiamenti parigini mutino la protagonista da creatura moderna consapevole di ciò cui va incontro in una patetica “figlia diletta del puccinismo”, quello che fa piangere lo spettatore, il “puccinismo nemico mortale di Puccini”. Per lui è quindi giusto il ritorno alla prima versione, anche se politicamente scorretta nei confronti del mondo giapponese deriso dall’occidentale Pinkerton.
Dunque: la prima versione o l’ultima? Agli spettatori l’ardua sentenza, i quali avranno comunque la possibilità di un confronto e di giudicare. Si evitino però, a mio giudizio, le contaminazioni inserendo o togliendo a piacere, come capita spesso nelle rappresentazioni di Madama Butterfly, ma anche delle opere che Giuseppe Verdi rielaborò, come soprattutto il Don Carlos/Don Carlo.
Ugo Bedeschi
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TEATRO ALLA SCALA
lnaugurazione Stagione d'Opera e Balletto 2016 ~ 2017
4*, 7, 10, 13, 16, 18, 23 dicembre 2016 ~ 3, 8 gennaio 2017
MADAMA BUTTERFLY
Tragedia giapponese in tre atti
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Musicacti GIACOMO PUCCINI
Versione originale del 1904
(Ricostruzione della prima versione 1904 di Julian Smith; Casa Ricordi, Milano) ·
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 17 febbraio 1904
Nuova produzione Teatro alia Scala
Direttore RICCARDO CHAILLY
Regia ALVIS HERMANIS
Scene ALVIS HERMANIS E LEILA FTEITA
Costumi KRISTINE JURJANE
Luci GLEB FILSHTINSKY
Video INETA SIPUNOVA
Coreografia ALLA SIGALOVA
Drammaturgo OLIVIER LEXA
Personaggi e interpreti principali
Cio-Cio-San | Maria Jose Siri |
Suzuki | Annalisa Stroppa |
F.B. Pinkerton | Bryan Hymel |
Sharpless | Carlos Alvarez |
Coro e Orchestra del Teatro alia Scala
Maestro del Coro BRUNO CASON!
* Anteprima dedicata ai giovani
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