Gli studiosi hanno preso in particolare considerazione l'affascinante corista romagnola Anna Lolli quando divenne l'amante del geniale musicista livornese Pietro Mascagni lasciando pertanto in ombra il periodo della vita precedente all'anno del fatale incontro avvenuto nel 1909; di conseguenza, sono state in gran parte tralasciate, anche per obbiettive difficoltà di reperimento, le notizie relative al primo ventennio della sua esistenza.
La lunga ricerca intrapresa negli archivi anagrafici di Lugo (RA) ha rivelato che la madre Francesca Dal Pozzo, nata nel 1858 a Bagnara di Romagna,piccolo centro agricolo in provincia di Ravenna, era stata abbandonata dal fidanzato dopo essere rimasta incinta e che il 10 settembre 1888aveva dato alla luce a Bagnara una neonata cui aveva assegnato i nomi di Rita, Annunziata e Maria Dal Pozzo. Il 26 luglio 1892 si era poi trasferita con la sua bimba di circa quattro anni (chiamata familiarmente Anna) a Lugo per convivere con Raffaele Lolli (S. Agata sul Santerno 1854-Lugo 1937). Dall'unione erano nati tre figli, Leonida nel 1892, che cadrà combattendo in guerra il 7 luglio 1916, Marianna nel 1894 che morirà di malattia a soli dodici anni e Rosina nel 1897. Il Lolli esercitava il modesto lavoro di selciaio, mentre la madre arrotondava il magro bilancio facendo la sarta. Si è poi appurato che soltanto l'8 novembre 1926, con atto notarile stilato dal Dott. Bartolomeo Ricci di Lugo, Raffaele Lolli riconoscerà Rita, “detta Anna”, come figlia naturale.
Fu proprio la mamma, che era appassionata di lirica, ad avviare Anna agli studi musicali e una sera a portarla con sé a teatro: nel giugno 1905,durante la stagione di S. Pietro, alMasinidi Faenza il celebre Mascagni dirigeva una sua opera,Iris. L'insolito evento aveva magnetizzato l'attenzione popolare e suscitato un intenso entusiastico affluire di persone dalle città limitrofe. Questa fu la prima volta in cui Anna vide il celebre Maestro che darà in seguito una svolta determinante alla sua vita.
La giovane, dotata di una bella voce di soprano leggero, aveva studiato canto lirico aLugo dapprima con il futuro direttore d'orchestra Agide Jacchia (Lugo 1875-Siena 1932), poi con il compositore Francesco Balilla Pratella (Lugo 1880-Ravenna 1955) chelaricorda come una delle migliori allieve nel suo Testamento (a c. di R. Berardi-F. Serra, Ravenna, Ed. Del Girasole, 2012):
Già alcuni anni prima che io entrassi nella Scuola di Musica di Lugo frequentavano la mia scuola privata, nella mia casa, alcune giovinette lughesi dotate di bella voce e di buona intelligenza; le quali, pur esercitando la professione di coriste teatrali - molto ricercate ed apprezzate - pure si sentivano nel loro intimo predisposte a salire qualche gradino più in alto nel campo dell'arte. Ricordo le meglio dotate: Anna Lolli, divenuta in seguito amica intima di Pietro Mascagni; Terzilla Tamburini in Gambi, oggi vivente a Ravenna [...].
Renzo Allegri riferisce nell'articolo “Stanotte ho tentato di uccidermi per te, mi hanno tolto l'arma” pubblicato su “Gente”, che il primo incontro con Mascagni avvenne nel 1907 durante le prove di Amica al Teatro Nuovo di Livorno dove Anna cantava come corista. Rivide il Maestro due anni dopo, neldicembre 1909, al Costanzi di Roma dove egli dirigeva la stagione di Carnevale e di Quaresima per conto della STIN (Società Teatrale Internazionale). Quando Mascagni, scorgendola vestita a lutto, al termine della prova le chiese la motivazione di tale abbigliamento, Anna scoppiò a piangere dirottamente confidandogli di aver perso la madre neppure due mesi prima, il 6 novembre 1909. La risposta di Mascagni fu alquanto enigmatica per la giovane: “Stia tranquilla, che qualcuno provvederà a Lei”. Sempre negli stessi giorni, sollecitata dalle amiche, Anna chiese a nome loro l'autografo del Maestro che a sua volta le domandò: “E lei non vuole l'autografo?”. Alla risposta affermativa la invitò nel suo studio dove le dichiarò la sua ardente passione, come afferma Giovanni Lugaresi nel saggio “Una giovane romagnola grande amore di Mascagni”, pubblicato nel 1976 nel “Bollettino Economico della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Ravenna”.
ll compositore livornese, sensibilissimo al fascino delle donne emiliano-romagnole, da non dimenticare che aveva sposato la parmense Argenide Marcellina Carbognani, chiamata Lina, e che aveva avuto una lunga relazione sentimentale col grazioso soprano forlivese Maria Farneti, rimase fulminato dalla fresca bellezza di Anna Lolli e soprattutto dai suoi splendidi grandi occhi verdi. La giovane corista era veramente molto affascinante e di modi affabili, come conferma il M° Luigi Ricci: "Bella, gentile, molto distinta, con un volto sereno che esprimeva la sua bontà […] Le labbra un poco carnose, sensuali invitavano ad essere baciate. Due grandi occhi verdi, stupendi, profondi, come in vita mia non ne ho più visti".
Fu proprio allora, durante le prove di Iris al Teatro Costanzi, che Mascagni s'innamorò perdutamente di Anna Lolli. La cercava, le scriveva, la corteggiava insistentemente. Sensibile al fascino dell'uomo e dell'artista, la bella romagnola doveva però fare i conti con i suoi rigidi principi religiosi, in quanto riteneva peccaminoso quel legame con Mascagni che era sposato e aveva tre figli. Ci volle un anno di struggimenti, di inquietudini e di tormenti prima che gli si concedesse; Annuccia aveva soltanto ventidue anni, il Maestro venticinque di più.
Luigi Ricci, Maestro sostituto al Teatro dell'Opera e prezioso collaboratore pianistico di illustri artisti, come Beniamino Gigli, fu per ben 34 anni sincero ed affezionato amico di Mascagni per il quale preparò le opere al piano e diresse la parte musicale del palcoscenico nei più grandi teatri italiani e stranieri; in un articolo inedito, Ritratto di Anna Lolli, rivela alcuni particolari della lunga relazione che si protrarrà per ben 35 anni e, tra l'altro, riporta anche la data del primo bacio scambiato il 4 aprile 1910.
La giovane, però, poco tempo dopo, influenzata dai severi consigli del padre e di altri parenti, decise di troncare la relazione prima che fosse troppo tardi. La disperazione del musicista fu cosi forte che tentò di togliersi la vita come le confidò in una lettera scritta il 24 maggio 1910 dopo una notte insonne:
“Ho tentato di uccidermi, mi hanno tolto l'arma. Tutto è finito per me. i tuoi occhi mi hanno ucciso, la tua bellezza mi ha ucciso. Pensa che nella tua bellezza, in te, nei tuoi occhi avevo trovato l'ispirazione. Per te, per gli occhi tuoi lavoravo all'opera nuova ed ora tutto è perduto! Mantengo la parola: ti mando due brani dell'opera mia, Isabeauche scrivo per te”.
Dopo qualche settimana, Anna, però, non riuscì più a nascondere i suoi profondi sentimenti e li manifestò francamente a Pietro scrivendogli una lettera. Riconciliati, i due amanti proseguirono l'intricata relazione, resa più difficile dai frequenti controlli della moglie di Mascagni. Cominciarono così gli incontri furtivi, gli appuntamenti segreti e per prudenza il Maestro dovette indirizzare le lettere presso amici fidati e, dopo averle lette, con disappunto restituirle o rinviarle alla donna amata.
Geloso e possessivo, timoroso di perdere Annuccia, come lui affettuosamente la chiamava, la costrinse ad abbandonare la sua attività di cantante, perché in caso contrario ”dovrei adattarmi a sapere che tutti ti hanno rivisto con piacere, tutti ti possono guardare, dirti paroline d'amore, darti del tu, accompagnarti a casa, avere con te magari le più sguaiate confidenze”, come figura nella lettera scritta il 2 luglio 1910 (M.Morini.R.Iovino-A.Paloscia, a c., Pietro Mascagni: Epistolario, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 1996, vol. II, p.329). Alla sua sussistenza provvederà Mascagni stesso che penserà anche alla sorellina di lei, Rosina, di quasi nove anni più giovane, e al mantenimento della cameriera Maria.
Il 4 aprile 1911, anniversario del loro primo anno d'amore, Pietro le dedica uno spartito d'Isabeau: “A te, Annuccia mia, questa musica ispiratami dagli occhi tuoi profondi, nata insieme al nostro amore divino, offro nel giorno che segna il nostro primo anniversario del nostro primo bacio, del nostro primo pianto”.
Mascagni deve però spesso sedare la pungente gelosia di Anna, che era al corrente della relazione amorosa, durata oltre un decennio, che aveva legato in passato il compositore livornese al soprano Maria Farneti, come si evince daquesto passo della lettera inviatale da Buenos Aires il 25 maggio 1911: “Tu mi scrivi un po’ aspra riguardo alla Farneti. Sta pur tranquilla Annuccia mia: figurati che è diventata l’amante di Mocchi (Walter Mocchi, impresario e giornalista, marito del celebre soprano Emma Carelli, ndr.) ed è un continuo scandalo”. Losi desume pure da un'altra lettera dell'1 aprile 1911, nella quale il Maestro cerca di rassicurarla con queste parole: “Non dirmi che io pranzo con la Farneti […] non domandarmi se io penso a te (n. 426, p. 337). Anche con la moglie Lina aveva adottato il medesimo comportamento, metteva infatti in cattiva luce le amanti per sedare la loro intensa gelosia.
Anna, donna molto discreta e riservata, per stare vicino a Mascagni decise di trasferirsi a Roma dove condusse un'esistenza assai appartata; viveva in attesa di una visita del musicista o di una sua lettera. La Lolli riuscì a convivere soltanto durante la preparazione di Parisina, dal luglio al dicembre del 1912, in Francia a Castel Fleury, Bellavue, insieme alla figlia ventenne del musicista Emy, che aiutò il padre a coprire la relazione nei confronti di Donna Lina. Anna, in una lettera, ricorda quei giorni felici fra loro due in compagnia di Gabriele D'Annunzio: “Si pranzava insieme, si giocava a tamburello e a bocce. Poi, voi due, giocavate al bigliardino come due ragazzini...”. Il sommo poeta, profondamente colpito dalla bellezza della giovane romagnola, le dedicò una foto il 7 dicembre 1912 con questa dedica: “A suor Anna. Frate Gabri” e ancora sulle pagine del suo romanzo L'Innocente annotò: “Alla gentile amica in memoria dei giorni solitari in cui ella fu l'ombra stessa di Parisina”. Anche quest'opera, come Isabeau, venne dedicata ad Anna. In una lettera del 9 luglio 1912 il Maestro aveva confidato all'amata i suoi fondati timori, perché “la Lina sa che tu sei partita dalla Romagna, ma dubita che tu venga a raggiungermi (a Parigi, NdR); perciò la Lina parte oggi per Torino con Mimì ... vuole impedire incontro di Pietro con Anna, perciò manderà Mimì e Dino”. La moglie ha infatti provocato una violenta crisi familiare, perché ha scoperto la relazione del marito con la Lolli che verrà condotta da Mascagni a Parigi dove risiederà sotto falso nome fino ai primi di dicembre.
Il M° Ricci ed il celebre soprano Emma Carelli talora coprirono il legame del Maestro con la Lolli, come quella volta in cui la moglie arrivò improvvisamente al Costanzi (ora Teatro dell'Opera) alle prove deIl piccolo Marat, condotte dallo stesso Ricci, mentre Mascagni si trovava a casa dell'amante. Riuscirono ad avvertirlo in tempo e a permettergli di arrivare presto in teatro, dove raccontò a Lina con estrema disinvoltura che si era dovuto intrattenere a visionare le scenografie (R.Iovino, Mascagni, l'avventuroso dell'opera, Milano 1987, pp.70-71).
La bella corista romagnola ispirò profondamente pure la composizione di Lodoletta come emerge chiaramente dalle lettere a lei indirizzate da Mascagni: “Verrò a Roma presto: verrò a lavorare a Lodoletta: sei tu, Lodoletta, anima mia [...].Tu mi saprai ispirare! Ed io scriverò l’ultima mia opera, canterò l’ultimo mio canto; e sarà tutto per te, per la tua bellezza immensa!”(6 ottobre 1916, da Livorno). “Verrò a Roma per lavorare, per vederti, per trovare nei tuoi occhi l’estrema ispirazione!”(17 ottobre 1916). “Mi pare che una tua parola mi porterebbe fortuna, come sempre; e specialmente in questo momento di trepidazione per il libretto di Lodoletta. Oh, se riuscisse come la sento! Annuccia, Pietro tuo farà un’opera nuova, ma nuova, veramente nuova: tutto deve essere delicato e fine come la tua persona; tutto deve essere pieno di sentimento come il tuo cuore”(31 ottobre 1916). “Lodoletta sei tu: l’amore di Lodoletta e di Flammen è il nostro amore”(13 novembre 1917). “Lodoletta è una creatura superiore, capace perciò di un sentimento d’amore che è superiore all’amore umano. Questo Forzano non capisce. E forse non lo capirebbe nessun altro. Io, io solo posso capirlo, perché io ho conosciuto te, e Lodoletta sei tu, tutta profumo di soavità!”(18 novembre 1916), “Poi scrissi Lodoletta, con tutta la nostalgia della triste lontananza”(18 maggio 1921).
Ma nel novembre 1919 il rapporto con la Lolli attraversa un momento di forte crisi, anche perché il Maestro ha difficoltà a spedirle il consueto mensile; allora Anna gli scrive che non vuole costituire per lui un peso, come si evince dalla lettera del 6 dicembre 1919: “Oh, Annuccia mia, da ogni tua parola trasparisce l'indifferenza per me, se pure non è disprezzo, non è odio. Vedi: sei arrivata al punto di dirmi che mi libererai perché non posso più sostenere la spesa della tua esistenza. Hai voluto umiliarmi sanguinosamente, ma non era questo lo scopo tuo. Tu vuoi prepararmi a quell'abbandono che hai già deciso da tempo”. Mascagni si lascia allora prendere da una crisi depressiva così profonda che non gli interessa più nulla, neppure andare da Livorno a Roma alla rappresentazione della sua operetta Sì: “Vivevo di te e dell'amore tuo: tu hai voluto distruggere il sogno e la realtà della mia vita ed hai distrutto tutto in me: vita ed arte” (Lettera dell'11 dicembre 1919).
Nel 1928 il compositore comprò per la Lolli, nella città eterna, un bell'appartamento in Via Principe Amedeo 67 dove ella, dopo aver lasciato quello preso in affitto, si stabilì con la cameriera Maria perché la sorella Rosina si era dovuta separare da lei nel 1923 quando si era sposata; il Maestro, invece, abitava in un villino al numero 21 di Via Po. Dopo il 1930 Anna si farà raggiungere, per avere un po' di compagnia, dalla cugina Pasqua Dal Pozzo ( chiamata affettuosamente Pichì che aveva vent'anni meno di lei) e tornava a Bagnara di Romagna di rado, perché Pietro, sapendola lontana, si immusoniva; egli solo una volta la raggiunse, nei primi giorni dell'agosto 1938 o '39 per farle un saluto e visitare anche il podere che Anna possedeva a Sasso Morelli, una frazione di Imola. A Bagnara la relazione illecita era sulla bocca di tutti i paesani e si narra che lo stesso parroco, un giorno, fermasse Anna per strada per dirle categoricamente: "Tu sei una pubblica peccatrice". Di conseguenza il divieto di avvicinarsi ai sacramenti sia a Bagnara sia a Roma fu vissuto da Anna con molta sofferenza, perché per la rigida formazione cattolica e per i saldi principi morali era solita andare in chiesa e fare la comunione.
Amorevole e devota, stette vicino a Mascagni sino alla fine dandogli saggi consigli come quando il 5 novembre 1944 gli indirizzò una lettera per comunicargli con notevole garbo e profonda umanità che era giunto il momento di ritirarsi avvedutamente dalla direzione orchestrale: “Hai diretto sino ad ottanta anni in piena forma ed ora vorrei che ti ritirassi con dignità lasciando un buon ricordo. So che queste mie parole le accoglierai senza entusiasmo, anzi biasimandole, ma non fa nulla, io che ti amo veramente ho il dovere di parlarti con sincerità per il tuo bene, per la tua Arte, per la tua salute“. Mascagni continuò a scrivere ad Anna fino al 1944 con una grafia divenuta sempre più tremolante ed incerta a causa degli acciacchi della vecchiaia, ma ricorrendo ancora a frasi romantiche, come all'inizio del loro idillio. Dal 28 aprile 1910 al 9 settembre 1944 il compositore inviò ad Annuccia, che fu la sua Musa ispiratrice e la sua confidente, circa 4.600 lettere che oggi costituiscono una delle testimonianze più preziose per conoscere Pietro Mascagni uomo ed artista. Il copioso epistolario infatti si rivela estremamente importante per gli studiosi soprattutto perché fa emergere il successo o l'insuccesso delle opere del compositore, come fa trasparire i suoi alterni stati d'animo, le incertezze, le delusioni, i momenti di scoramento ma anche quelli di ottimismo.
Mascagni cessò di vivere il 2 agosto 1945 presso l'Hotel Plaza di Roma dove alloggiava da moltissimi anni, sin dal 1927; il patrimonio toccò interamente agli eredi legittimi, moglie e figli. Dopo la morte di lui, Anna si trattenne a Roma con la cugina Pichì sino al 1965 conducendo una vita molto riservata, poi si trasferì a Lugo al n. 1 di Via Mazzini, dove era circondata dagli affettuosi ricordi del Maestro; solo nel periodo estivo raggiungeva i parenti di Bagnara di Romagna che l'ospitavano con sincero affetto. La morte la colse a 84 anni il 26 maggio 1972 all'ospedale di Lugo, ma le spoglie riposano nella tomba di famiglia situata nel cimitero di Bagnara.
Anna aveva lasciato saggiamente un breve testamento per legalizzare la sua generosa donazione: "Lascio tutto alla parrocchia di Bagnara col vincolo di costituire un museo parrocchiale di Mascagni: il pianoforte del Maestro, i ritratti, le lettere d'amore...” La sua richiesta fu presa in grande considerazione e il “Museo Mascagni” fu costituito nel 1975 presso la canonica della Chiesa Arcipretale di San Giovanni Battista e Sant' Andrea Apostolo; si può tuttora visitare su prenotazione. La raccolta comprende, oltre alle lettere, il pianoforte di Mascagni, il calco del suo viso, vari spartiti musicali, numerosissime fotografie con dedica, ritagli di giornali dell'epoca ed inoltre pubblicazioni relative al compositore. Il visitatore potrà cogliere non solo l'appassionato e travolgente amore di Mascagni, ma pure la costante intensa dedizione di Anna che per lui rinunciò alla carriera di cantante e a farsi una famiglia tutta sua.
Roberta Paganelli