Il Conte d'Almaviva | Manuel Amati |
Don Bartolo | Matteo D'Apolito |
Rosina | Angela Schisano |
Figaro | Paolo Ingrasciotta |
Don Basilio | Giovanni Battista Parodi |
Berta | Claudia Belluomini |
Fiorello | Michelangelo Ferri |
Direttore | Giovanni Di Stefano |
Regia e Scene | Renato Bonajuto |
Costumi | Artemio Cabassi |
Maestro del Coro | GianLuca Ascheri |
Voxonus Orchestra | |
Coro del Teatro dell'Opera Giocosa |
Capita che tu ti distragga un momento e…puff! Almaviva sparisce. Dov’è andato? Boh. Volatilizzato. Ma il solletico improvviso al polpaccio rivela l’arcano: c’è il Conte nascosto dietro alle seggiole del pubblico, con la piuma del cappello che sfiora le gambe degli ignari spettatori. Poi saltella fuori, ringraziando chi di dovere, e si lancia in un farneticante dialogo (recitativo) in perfetto stile rossiniano con il suo compare Figaro, per i suoi più che noti progetti amorosi. Battute, pacche sulla spalla del povero direttore d’orchestra - che si ritrova sempre, suo malgrado, tirato dentro ai goffi maneggi dei due strateghi - versi, balli e chi più ne ha più ne metta: ci sta anche un bel flamenco di un convinto Figaro a impreziosire, solo secondo lui, la serenata di Lindoro innamorato. In fondo siamo pur sempre a Siviglia!
Bello questo Barbiere savonese, allestito alla Fortezza del Priamàr, uno spettacolo ghiottissimo adatto a tutti i gusti, frizzante, vivace, coinvolgente, che ha rispettato la tradizione strizzando l’occhio a qualche innovativa piroetta scenica e musicale. Tanto per dire, oltre al Conte, all’inizio ci siamo persi anche la Sinfonia, visto che regista (Renato Bonajuto) e direttore (Giovanni Di Stefano) hanno deciso di posticiparla, zittendo con garbo il pubblico, da subito, con il “piano pianissimo” di Fiorello e compagnia. I bravi protagonisti passeggiano sulla pedana tra pubblico e orchestra, interagiscono con le prime file della platea, perché l’idea è questa, ci siamo tutti noi a Siviglia e facciamo parte della scena. Poi loro girano l’angolo ed entrano nella casa di “Don Barattolo”, “Barbaro”, Bartolo (o come diavolo si chiama), casa che altro non è se non il palco “tradizionale”, addobbato con arredi essenziali ma molto ben assortiti (impianto scenografico Lorenzo Trucco), che costellano lo spazio con stile e originalità. E per trascinare ancor più gli spettatori nell’azione, ecco uno schermo enorme alle spalle della scena che ci mostra, di tanto in tanto, le espressioni esilaranti dei protagonisti, ripresi da vicino da un cameraman assai indaffarato, che all’occorrenza entra a far parte del cast. Poi, durante la già citata e celeberrima Sinfonia, che introduce in questo caso l’aria di Rosina, ecco tutto il backstage proiettato in bianco e nero sullo sfondo, con trucco, parrucco e artisti messi a nudo.
Regia dinamica e singolare, che calza a pennello al nostro bizzarro Rossini.
Lo spettacolo funziona, vola sulle note di un'orchestra ben gestita, che tiene il passo sostenuto, agile, funzionale ai cantanti: la Voxonus rispetta le dinamiche suggerite dalla bacchetta, energica all’occorrenza, discreta quando serve, lasciando alle voci tutto lo spazio necessario. Ultima nota di colore prima di curarci appunto dei protagonisti, i costumi di Artemio Cabassi, raffinati e di buon gusto, anche loro al servizio dei caratteri in scena.
Ed eccoci dunque a loro, le macchiette rossiniane: un cast fresco, come di consueto per l’Opera Giocosa, che sceglie molti dei suoi artisti tra giovani promesse della Lirica. Molto affiatato, perfettamente calato nello spirito dell’opera, simpatico e ironico al punto giusto. È Rossini, in fin dei conti, ci vuole del gran senso dell’umorismo. Ottima prova per Paolo Ingrasciotta (Figaro), phisique du role, carisma in scena e una voce abilmente gestita, nitida e brillante; molto brava anche Angela Schisano (Rosina), bello e caldo il suo timbro, raffinata la sua linea del canto, espressiva ed efficace in scena. A loro si aggiungono Manuel Amati (Almaviva), bel gusto musicale e ottima interpretazione del personaggio, Matteo D’Apolito nei panni di un burbero Don Bartolo, che ne è uscito perfettamente tratteggiato, Giovanni Battista Parodi (Don Basilio), valido interprete, voce piena e sonora, ottima presenza scenica; e infine Claudia Belluomini (Berta), un personaggio molto ben disegnato, un’ottima recitazione e una bella prova musicale, curata ed elegante. Completa il cast Michelangelo Ferri (Fiorello).
Un pensiero: viene da sorridere alla scena della tempesta, che sarebbe stata perfetta in molte recite degli scorsi anni, immancabilmente alle prese con puntualissimi (e fastidiosissimi) temporali dell’ultimo minuto; fortuna che per questo Barbiere è andata liscia e l’ombrello in borsetta era proprio una…inutil precauzione!
La recensione si riferisce alla recita del 29 giugno 2025
Barbara Catellani