Direttore | Herbert Blomstedt |
Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia | |
Programma | |
Franz Schubert | Sinfonia n. 3 in re maggiore D 200 |
Anton Bruckner | Sinfonia n. 4 in mi bemolle maggiore "Romantica" |
Dopo il debutto a porte chiuse per un concerto in streaming, Herbert Blomstedt ha finalmente deliziato il pubblico della Sala Santa Cecilia con l’autore che sente più caro, Bruckner.
Sono apparsi chiari da subito i suoi capisaldi interpretativi della Quarta Sinfonia: fraseggio anti-retorico, respiro sui ritmi di grandi paesaggi naturali, tavolozza luminosa, oasi di tenerezza dal tepore domestico, gusto sicuro nel guidare il saliscendi di tensione e lungo la gamma dinamica. I movimenti estremi incardinano come assi portanti questa lettura, entrambi ideali nel portamento nobile senza affettazione, istantaneo nel farsi delicato e quasi intimo in diversi frammenti melodici di legno e archi acuti; impeccabili le rese disinvolte ed estroverse dei crescendo, culminanti in una coda finale che si espande senza travolgere. L’Andante è contemplativo più che riflessivo, tantomeno nostalgico o introflesso; lo Scherzo croccante e a tratti ludico. Il risultato lascia orchestra e pubblico avvolti in un’aura di emozione limpida e sorridente, quasi che ne abbia ripercorso e purificato le emozioni dopo oltre un’ora di ascolto. Il risultato è inscindibile dai quasi novantasei anni del direttore, che ispira vecchiaia serena e paradossalmente fresca anche a chi ne ignorasse la biografia e le convinzioni.
Nella prima parte una Terza di Schubert dal passo dolce, con raffinatezze timbriche ed espressive squisite. Particolarmente riusciti mi sono parsi l’Adagio maestoso per coniugare lo stupore haydniano con fluire schubertiano, e la tarantella finale che mantiene l’idioma viennese nonostante il pulsare partenopeo di tanti musicisti sul palco.
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in buona forma, più precisa in Schubert che in Bruckner, dove lo stesso Blomstedt sembra privilegiare l’effetto di insieme alla perfezione delle parti. Applausi affettuosi al termine, con tanti 'bravo' anche dall’orchestra, per questo uomo di cui tutti si augurano di ripercorrere l’invecchiamento felice.
La recensione si riferisce al concerto del 18 maggio 2023.
Marco Peracchio