Soprano | Masabane Cecilia Rangwanasha |
Mezzosoprano | Elīna Garanča |
Tenore | SeokJong Baek |
Basso | Giorgi Manoshvili |
Maestro del coro | Andrea Secchi |
Direttore | Antonio Pappano |
Orchestra e Coro dell'Accademia di Santa Cecilia |
Ricorrono dieci anni dalla morte di Abbado, e l’Accademia di Santa Cecilia ha scelto di ricordarlo dedicandogli il Requiem di Verdi.
Il concerto è stato preceduto da una giornata di convegno intitolato ‘Dirigere il futuro, Claudio Abbado tra utopia e realtà’. Dopo i saluti e le introduzioni di Michele Dall’Ongaro e di Daniele Abbado, Antonio Pappano ha tenuto un breve discorso a braccio incentrato sull’eredità musicale principale di Abbado: l’ascolto capillare. Quindi Sandro Cappelletto ha dato il via alle relazioni discettando di ‘L’opera d’arte musicale come oggetto in divenire’, con interessanti paralleli e antinomie tra il far musica di Abbado e ‘Introduzione alla sociologia della musica’ di Adorno. Sono seguiti interventi e filmati sulla dimensione abbadiana che il suo amico Daniel Barenboim in video ha sintetizzato in ‘progettare oltre e altrove’, e che da punti di vista e professionalità diverse ne hanno messo a fuoco visionarietà in continuo dialogo col presente per indicare vie nuove (basti in tal senso ricordare le sei orchestre che Abbado ha fondato, oggi un fatto diffuso ma allora inedito).
Antonio Pappano fa iniziare il Requiem di Verdi con orchestra e coro che si muovono su diverse gradazioni di piano, evocando quasi un oratorio claustrale, e ha il coraggio di mantenere questa gamma dinamica delicata fino all’esplosione sulla seconda riproposizione delle parole ‘luceat eis’. L’effetto è commovente e delicato, lontano da una visione quarantottesco-veristica del brano anacronistica da più di sessant’anni, come dimostra l’incisione pressoché definitiva del sommo Fricsay: profondità, commozione e senso di mistero in questo primo numero hanno accomunato le due letture in alcune parti.
Già nel ‘Kyrie’ si sono intuite le caratteristiche dei solisti. La ventottenne Masabane Cecilia Rangwanasha ha un timbro rarissimo per limpidezza, brillantezza, ampiezza e uniformità; le auguriamo di proseguire gli studi di tecnica e stile senza cedere alle sirene di una carriera fulminea, per non sprecare quel tesoro di voce. Elīna Garanča ha portamento principesco e risulta splendida in un abito lungo nero che miscela sapientemente classico e contemporaneo, stile ripreso sottilmente nell’acconciatura raccolta; sul versante vocale spicca nel quartetto per eleganza sottile nel fraseggio che sembra infrangere la sua proverbiale algidità; il suo timbro è parso appannarsi nei salti di tessitura, risultando in una voce a spezzoni e senza la radiosità che mostrava fino almeno al Don Carlo napoletano. SeokJong Baek ha voce uniforme di tenore lirico, governata da tecnica sicura benché a servizio di uno stile generico. Giorgi Manoshvili aveva già figurato in questo ruolo a Roma con Mariotti, qui è ulteriormente cresciuto sia in autorevolezza della sua voce non amplissima ma di timbro ideale, sia nello stile insieme compostissimo e personale.
A seguire un ‘Dies irae’ di potenza asciutta, riassumibile nel colpi di grancassa in crescendo fragoroso ma brevi e secchi. Quindi i numeri di intrecci tra solisti e coro, particolarmente riusciti ‘Quid sum miser’ per esattezza vocale, ‘Recordare’ e ‘Confutatis’ che approfondiscono la purezza spirituale descritta all’inizio. Negli altri numeri si è affacciata della monotonia a tratti, probabilmente per l’insieme di idee non messe a fuoco dal direttore e solisti non pienamente centrati nelle rispettivi parti. L’Orchestra di Santa Cecilia ha riconfermato lo stato di grazia ormai costante negli ultimi mesi, con archi brillanti e di precisione continua, e i fiati dalla grande personalità; il Coro guidato da Andrea Secchi ha convinto, pur con qualche stanchezza nei fortissimo che ci auguriamo sia solo episodica. Infine ‘Libera me’ ha effettivamente rappresentato nella lettura di Pappano una liberazione dal grumo di dolori, lacrime e delusioni presentate fino a quel momento.
Successo calorosissimo, con punte di emozione per Pappano che si mostra a sua volta grato e commosso, ringraziando con la mano sul cuore. Un bel viatico in vista della residenza presso il Festival di Pasqua a Salisburgo, dove tra gli altri presenteranno questo programma.
La recensione si riferisce al concerto del 3 febbraio 2024.
Marco Peracchio