Direttore | Daniele Gatti |
Maestro del Coro | Andrea Secchi |
Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia | |
Programma | |
Luisa Miller | Sinfonia |
I lombardi alla prima crociata | "Gerusalem" |
"O Signore, dal tetto natio" | |
Macbeth | Danze |
"Patria oppressa" | |
Don Carlo | “Spuntato ecco il dí dell’esultanza” |
Nabucco | Sinfonia |
“Gli arredi festivi” | |
“Va, pensiero, sull’ali dorate” | |
I vespri siciliani | Sinfonia |
Otello | Danze |
Aida | “Gloria all’Egitto” |
Daniele Gatti torna a Santa Cecilia con un programma di sinfonie e cori verdiani. Come avviene con altri autori che dirige spesso, anche affrontando il genio di Busseto Gatti tende a rinnovare di volta in volta il suo paradigma esecutivo. Gli appassionati ricorderanno infatti le sue letture verdiane alla Scala di solennità sinfonica, e poi quelle al Costanzi di nitore tagliente. Oggi sembra aver evoluto il suo stile nei confronti di Verdi in un equilibrio maturo e interiorizzato.
Si è trattato di un concerto godibile ma con alti e bassi. Partendo dai secondi, qualche pagina è parsa tra il lezioso e il cerebrale, ad esempio la Sinfonia da Nabucco quasi esasperata per pause e rallentando. Inoltre il Coro di Santa Cecilia preparato da Andrea Secchi è stato meno convincente del solito nello smalto vocale, con oscillazioni più che fisiologiche specialmente nel settore maschile.
I punti di forza sono stati incarnati idealmente da tre dei brani in programma. Il coro ‘Gerusalem!’ da I lombardi alla prima crociata sembrava la preghiera silenziosa di un mistico, tanto belli e delicati erano i colori e la misura nelle melodie. ‘Spuntato ecco il dì d’esultanza’ da Don Carlo contrapponeva in modo commovente le melodie vaporose che toccano il cuore di violoncelli e violini primi la gloria dei ripieni orchestrali con gli ottoni spiegati. La Sinfonia da I vespri siciliani ha presentato senza soluzioni di continuità la raffinatezza decisamente francese dell’orchestrazione di Verdi, con colori nella sezione centrale che richiamavano apertamente Berlioz, insieme all’impeto gioioso del turbinio melodico sempre più serrato.
Gli altri brani del programma in sintesi: Sinfonia da Luisa Miller pensosa ed elegante; Danze e ‘Patria oppressa’ da Macbeth sinistre e dal peso alleggerito rispetto alla tradizione esecutiva; Danze da Otello dagli echi manifestamente mediorientali, quasi a rappresentare plasticamente il Levante; ‘Gloria all’Egitto’ da Aida così ben equilibrato tra le possibilità espressive da far desiderare l’ascolto dell’opera completa; Sinfonia da La forza del destino dalla velocità rapinosa; ‘Fuoco di gioia’ da Otello di levità quasi catartica.
La prestazione dell’Orchestra di Santa Cecilia è stata abbacinante. Gli archi tutti in una gara vinta a pari merito tra brillantezza e dolcezza, senza perdere di precisione nell’insieme nemmeno nelle battute che il direttore ha chiesto a velocità da trattenere il fiato. In particolare Andrea Obiso è stato un trascinatore entusiasta dei violini primi. Alessandro Carbonare e Andrea Oliva sono stati semplicemente oboe e flauto ideali. Grande aplomb in trombe, tromboni e percussioni.
Spiace constatare che, nonostante il programma e la bacchetta di grande richiamo, il pubblico in sala fosse piuttosto rado, timido negli applausi e affrettato al limite della maleducazione nel guadagnare l’uscita al termine benché non fossero ancora scoccate le ventidue.
La recensione si riferisce al concerto del 30 maggio 2024.
Marco Peracchio