Conte d'Almaviva | Chuan Wang |
Rosina | Aya Wakizono |
Figaro | Emmanuel Franco |
Don Bartolo | Michele Govi |
Don Basilio | Abramo Rosalen |
Berta | Giovanna Donadini |
Fiorello / Un ufficiale | Matteo Mollica |
Ambrogio | Edoardo Scariglia Moresi |
Direttore | Christopher Franklin |
Maestro del Coro | Massimo Fiocchi Malaspina |
Regia | Alberto Jona |
Scene | Matteo Capobianco |
Costumi | Silvia Lumes |
Interventi di luce | Controluce Teatro d'Ombre |
Luci | Ivan Pastrovicchio |
Libretto | Cesare Sterbini |
Orchestra Filarmonica Italiana | |
Coro As.Li.Co |
Opera vista e rivista, nota e stranota, eppure il barbiere rossiniano non cessa mai di stupire e di divertire. E il barbiere messo in scena al Coccia di Novara – produzione nuovissima e appositamente creata – è una giostra colorata e brillante, che esalta la vis comica della scrittura rossiniana; una musica che, invero, è capace di rifulgere di luce propria anche in una direzione non particolarmente travolgente, e questo è stato forse l'unica nota negativa di tutta l'operazione. Una direzione, quella di Christopher Franklin, corretta e attenta, tuttavia priva di particolari guizzi che esaltassero la brillantezza rossiniana. Come se fosse venuta meno la volontà di mostrare una propria concezione interpretativa, il direttore ha scelto di non scegliere, limitandosi un po' a fare il compitino; che sì, quando hai una partitura dalla verve del Barbiere può anche essere sufficiente, in fondo; ma anche un po' dispiace il non tentare neppure di dargli un maggiore spessore.
E veniamo ai punti di pregio, che in questa produzione ce ne sono a bizzeffe. A partire dalla regia di Alberto Jona, che mette in scena, a detta sua, uno scontro tra classi: Almaviva e Rosina da una parte, contro l'ancien régime di Bartolo e Basilio dall'altro. Metafora di uno scontro generazionale? Certo è che Figaro, nella sua parte di deus ex machina che combina e briga e muove i fili della vicenda appare come un abile giovanotto piacione e sicuro di sé, perfino vanitoso dei suoi complotti. Una regia piuttosto fedele al libretto, insomma, che non ricerca una lettura originale a tutto vantaggio dei personaggi e dei loro interpreti (e della godibilità del pubblico). È un Barbiere che alla prova del palcoscenico diverte, pure molto, e riempie lo sguardo con alcune trovate sceniche degne di nota: la scenografia rotante nel finale del primo atto, ottimo lavoro di Matteo Capobianco (un richiamo all'analoga scena di un vecchio Barbiere di Grischa Asagaroff sulle scenografie di Luigi Perego? Peraltro visibile anche su youtube); Figaro che duetta con le luci di un riflettore nel suo “Largo al factotum”; i pregevoli giochi d'ombra della compagnia Controluce nel primo atto e nella scena della tempesta che aumentano a dismisura la profondità del palcoscenico. Belli anche i costumi di Silvia Lumes, sgargianti e colorati ad aggiungere un tocco camp che spostano cronologicamente la vicenda da un'ambientazione sette-ottocentesca a una fantasiosa atemporalità fumettistica: l'abito bianco con dettagli blu di Figaro lo fa sembrare una porcellana cinese, mentre il conte indossa un vestito rosa pastello con panciotto azzurro cielo; e ancora più bello è il suo travestimento da soldato ubriaco, una sorta di kimono multicolor. Una vestaglia viola sottolinea l'umore e il carattere meschino di Bartolo, mentre Berta sotto lo scialle da governante nasconde uno sbrilluccicante top di lustrini. E Rosina? In tinta con Almaviva, naturalmente. Dettagli che, immersi nella scenografia al contrario piuttosto realistica di Capobianco, appaiono per niente incoerenti nell'universo progettato da Jona e, anzi, concorrono ad esaltare la dimensione comica e fiabesca della vicenda.
Ottimo il cast vocale, che si dimostra affiatatissimo e tutto teso alla miglior riuscita complessiva: niente eccessi da primadonna, fanno tutti un ottimo lavoro e si spendono meglio che possono sia sul piano vocale che sul piano attoriale.
Aya Wakizono è una Rosina dalla voce leggera, ma sicura. Il suo atteggiamento a tratti indisponente verso Bartolo è più quello di un'adoloscente in rotta con i genitori che quello di una giovane innamorata che vuol fuggire dal suo aguzzino. Concisa negli abbellimenti, senza perdersi in svolazzi eccessivi: quanto basta per far capire che lei quel ruolo lo conosce bene, e lo sa cantare.
Il Conte d'Almaviva è interpretato da Chuan Wang, tenore dalla bella voce chiara, anche se spesso fatica a proiettarla oltre la buca dell'orchestra; ne soffre soprattutto nelle scene corali, dove è puntualmente il meno udibile. Peccato, perché a livello attoriale è di gran lunga il migliore di tutti: splendido è il suo ingresso incespicante vestito da soldato ubriaco. E anche i duetti che inscena prima con Figaro, poi con Bartolo e infine con Rosina dimostrano una capacità di entrare in sintonia con il partner in una maniera poco comune.
Emmanuel Franco è Figaro, e la sua, si sa, è la parte più ardimentosa, anche solo perché si presenta in scena cantando una delle arie più famose del mondo. È comprensibile, quindi, una certa tensione che lo fa arrivare col fiato un po' corto allo stretto finale, in evidente carenza per le velocissime crome del “pronto prontissimo son come il fulmine ecc.”. Al di là di questo, in seguito la voce si scalda, ingrana la marcia ed il finale è un crescendo continuo, sempre più convincente.
Michele Govi è un Don Bartolo dalla voce tonitruante, il migliore per potenza vocale. Il suo Bartolo è una figura autoritaria (o che si illude di esser tale...), ma viene costantemente ridicolizzato dal trio Rosina – Conte – Figaro al punto che alle volte suscita quasi compassione, come durante le smorfie che gli rivolge Rosina mentre intona l'aria dell'Inutil precauzione.
Ottime anche le prove di Abramo Rosalen, un Basilio dalla voce calda e profonda (la sua “Calunnia” è uno dei momenti più riusciti dell'opera), Giovanna Donadini come Berta, sexy panterona frustrata, e Matteo Mollica nel doppio ruolo di Fiorello e dell'ufficiale. Si disimpegna bene anche il Coro As.Li.Co. preparato da Massimo Fiocchi Malaspina, bravi tanto nella parte vocale quanto in quella attoriale.
L'ottima riuscita della rappresentazione, accolta dai lunghi applausi al termine da parte di un teatro tutto esaurito, testimonia dell'ottimo lavoro che il Coccia riesce a portare nella piccola provincia novarese. Ad avercene di teatri così in giro per l'Italia.
La recensione si riferisce alla prima del 12 maggio 2023.
Emiliano Michelon