Performer | Marina Abramović |
Interprete su video | Willem Dafoe |
Violetta Valery | Selene Zanetti |
Floria Tosca | Valeria Sepe |
Desdemona | Nino Machaidze |
Cio-Cio-San | Kristine Opolais |
Carmen | Annalisa Stroppa |
Lucia Ashton | Jessica Pratt |
Norma | Roberta Mantegna |
Direttore | Yoel Gamzou |
Ideazione, Regia e Scene | Marina Abramović |
Musiche | Marko Nikodijević |
Costumi | Riccardo Tisci |
Lighting Designer | Urs Schönebaum |
Libretto | Petter Skavlan |
Video | Nabil Elderkin |
Sound Designer | Luka Kozlovacki |
Assistente alla Regia | Georgine Balk |
Scenografo Collaboratore | Anna Schöttl |
Orchestra del Teatro di San Carlo |
Notevole successo a Napoli per 7Deaths of Maria Callas, il progetto teatrale-performance creato da Marina Abramović già annunciato in apertura di stagione 2020-2021 al posto di una prevista Bohéme, e poi annullato anch'esso.
Marina Abramović ha riferito di essere stata colpita dal fenomeno Callas quando era ragazza ascoltandola casualmente alla radio. Poi deve averne approfondito la figura sia di artista che di donna e le rende tributo con questo spettacolo-performance di lettura ben chiara in cui rappresenta la grande diva intrecciandola con se stessa in base a una certa similitudine che ha trovato fra i loro destini, soprattutto quello sentimentale, mettendo a paragone la vicenda Callas-Onassis con la fine del suo matrimonio che, afferma, “mi ha quasi ucciso”.
Celeberrima esponente dell'arte performativa, l'artista qui ha creato un evento composito che unisce teatro e video, voce registrata, musica contemporanea e opera con la sua presenza costante in scena. Nella prima parte la si vede stesa immobile in un letto impersonando la Callas immersa in un sonno rappresentato da suoni brumosi, oscuri (musiche scritte da Marco Nikodijević) e visivamente dalla proiezione a tutto spazio di cieli notturni e nuvolosi dai quali emergono immagini e note, come ricordi confusi nel dormiveglia.
Le nubi delle videoproiezioni lasciano posto a turno a sette video, diretti da Nabil Elderkin, ispirati ognuno alla morte per amore delle relative protagoniste di opere legate a Maria Callas (con qualche forzatura dato che è stata inserita anche Desdemona, personaggio a cui il soprano si è accostato solo una volta a fine carriera in disco), ognuno introdotto dalla voce registrata di Marina Abramović (su libretto di Petter Sklavan) che ne è sempre protagonista, da sola o insieme a Willem Dafoe.
Violetta muore in un letto d’ospedale, Lucia strappa il velo da sposa prima di ferirsi e coprirsi volto e mani di sangue, Tosca precipita al rallentatore da un grattacielo, e così via fino alla lunga camminata estatica di Norma-Dafoe e Pollione-Abramović verso il rogo.
Descritta l’impostazione generale della performance, si capisce la scelta del direttore Yoel Gamzou di dirigere l'Orchestra del San Carlo, che esibisce un notevole autocontrollo, con pochi contrasti e dinamiche, come se le musiche di Donizetti e Bellini, Bizet Verdi o Puccini apparissero sbiadite nella nebbia sonora, mentre alle sette cantanti, protagoniste musicali dell’evento, non era chiesto di ‘interpretare’ le varie eroine con immedesimazione psicologica o sfoggio di temperamento, e tutte sono state molto brave ad adeguarsi a una creazione artistica completamente diversa da un’opera o da un recital.
Si ricorda così la rigorosa e precisa linea vocale di Selene Zanetti nell’Addio del passato, la malinconica delicatezza che Nino Machaidze ha posto nell’Ave Maria di Desdemona, l’intensoVissi d’arte in cui la pur brava Valeria Sepe forse vinta dall'emozione non è apparsa completamente a fuoco.
Ancora l’astrattezza quasi lunare del delirio di Lucia da parte di Jessica Pratt, l’unica per la quale è stato irrefrenabile lo spontaneo nutritissimo applauso da parte di un pubblico che fino a quel momento non aveva interrotto l’unitarietà della performance, la nitidezza di una delle migliori Casta diva ascoltate negli ultimi anni grazie a Roberta Mantegna, i floridi mezzi vocali con cui Annalisa Stroppa ha tenuto sotto controllo il carattere di Carmen nell’Habanera, e la precisione con cui Kristine Opolais, al suo debutto al San Carlo, ha reso Un bel dì vedremo.
Nella seconda parte la scena si apre su una ricostruzione minuziosa della camera da letto di Maria Callas nel suo ultimo appartamento di Avenue Georges Mandel a Parigi.
La voce registrata di Marina Abramović ne interpreta i pensieri confusi al risveglio in cui si affastellano ricordi e nomi di persone (Bruna, Pierpaolo, Zeffirelli…), poi viene la lentezza nell’alzarsi, i primi faticosi movimenti contando i singoli passi fino ad aprire il balcone sulla luce di Parigi e l’uscita di scena da una porta sulla destra.
A questo punto le sette interpreti che si erano esibite come protagoniste (e già allora in veste da cameriera) liberano la stanza da qualunque segno di vita: in guanti di plastica e armate di piumini e ramazze disfanno il letto, puliscono tutto, coprono i mobili con drappi neri. Prima di uscire attivano un grammofono e nel buio della scena riappare Marina Abramović con lo stesso abito di maglia dorata che indossava Willem Dafoe-Norma e mima le movenze di una cantante mentre si diffonde la voce registrata di Maria Callas in Casta diva, suscitando una calcolata ma profondissima emozione che si interrompe quando l’aria viene spezzata prima dell’ultima frase: forse perché il canto dell’immortale soprano non può avere fine?
in questa sezione anche la musica composta da Nikodijević si fa multiforme: tumultuosa, a tratti violenta oppure lenta e grave con voci di donna fuori scena che citano frasi spezzate da Casta diva (O diva senza nube e senza vel – Fine al rito), rese ottimamente dalla sezione femminile del Coro del San Carlo diretto da Josè Luis Basso.
Nel complesso un tributo che appare sincero e meditato all'artista che è stata pietra miliare nella storia dell'opera, spettacolo che nelle intenzioni di Marina Abramović è anche utile ad avvicinare le generazioni più giovani all’opera (eterna preoccupazione di tutti quelli che hanno a che fare con questo mondo).
Lo spettacolo, in coproduzione coi teatri di Monaco di Baviera, Atene, Parigi-Opéra Garnier, Berlino-Staatsoper e Barcellona, è stato presentato in cinque repliche concentrate in soli tre giorni. Successo pieno e ovazioni in piedi da parte di una sala gremitissima.
La recensione si riferisce alla prima rappresentazione del 13 maggio 2022.
Bruno Tredicine