Antonín Dvořák |
Selezione da Cypresses |
Franz Joseph Haydn |
Quartetto in re minore op. 76 n. 2 “delle quinte” Hob.III.76 |
Franz Schubert |
Quartetto n. 15 in sol maggiore op. 161 D 887 |
Violino |
Anna Katharina Wildermuth |
Violino |
Noémi Zipperling |
Viola |
Caspar Vinzens |
Violoncello |
Lukas Sieber |
Un ensemble strumentale che si sta affermando anno dopo anno sulla scena concertistica internazionale: Anna Katharina Wildermuth e Noémi Zipperling, entrambe violiniste, Caspar Vinzens alla viola e Lukas Sieber al violoncello sono i componenti del Quartetto Aris, fondato nel 2009 a Francoforte sul Meno e già vincitore di significativi riconoscimenti. I quattro musicisti tedeschi, dopo esser stati nominati New Generation Artists dalla BBC, ECHO Rising Stars dalla European Concert Hall Organization e dopo aver conquistato il Borletti-Buitoni Trust Award, hanno ricevuto altri prestigiosi premi internazionali per giovani musicisti. Ad oggi hanno pubblicato cinque cd, il più recente nell’autunno 2020 in collaborazione con la Deutschlandfunk e con la BBC Radio 3 con una serie di opere di Johannes Brahms.
Il loro esordio per la Società del Quartetto in Sala Verdi al Conservatorio milanese ha visto l’esecuzione di una selezione di Cypresses di Antonín Dvořák, una serie di pagine originariamente scritte dal compositore ceco come canzoni d’amore accompagnate al pianoforte su testi di poesie di Gustav Pfleger-Moravcký. L’andamento arioso e la gradevole cantabilità delle linee melodiche, affidate principalmente al violino di Anna Katharina Wildermuth, hanno mostrato fin dalle prime battute come la violinista francofortese sia la colonna portante del gruppo: i suoi giochi di sguardi con i compagni, i movimenti del corpo per indicare gli attacchi e le variazioni agogiche e la sicurezza esecutiva con cui si è imposta la rendono un indiscusso punto di riferimento per il quartetto. Dal primo brano della raccolta, il Moderato intitolato “I know that on my love to thee” (questa la traduzione dalla lingua ceca) fino all’Allegro animato “You ask why my songs are racing” hanno costituito un biglietto da visita assai eloquente dell’ensemble tedesco. Sia nelle parti più liriche, con minuziosa cura delle dinamiche, sia in quelle tecnicamente più impegnative, con grande lucidità esecutiva, il gruppo si è rivelato subito all’altezza delle aspettative del pubblico.
Il Quartetto in Re minore op. 76 n. 2 “delle quinte” Hob.III.76 di Franz Joseph Haydn ha confermato lo splendido stato di forma dei quattro strumentisti. Nell’Allegro hanno messo in evidenza sonorità brillanti e argute, poi hanno ricreato una dolce atmosfera nell’Andante, caratterizzato da un suadente tema cantabile, così come è emersa grazia e leggerezza nel Minuetto - Trio, fino a rianimarsi nel Vivace assai del Finale, in cui si è fatto serrato e coinvolgente il dialogo fra il primo violino e il secondo di Noémi Zipperling, la viola di Caspar Vinzens e il violoncello di Lukas Sieber, quest’ultimo sempre sicuro e agile nel porre solide fondamenta nelle parti più concitate.
Il Quartetto n. 15 in Sol maggiore op. 161 D 887 di Franz Schubert, che ha chiuso il programma della serata, è stato un indiscusso banco di prova per l’intera formazione: più di tre quarti d’ora di esecuzione a livelli altissimi per una composizione che conta ben 1577 battute complessive. Nell’Allegro molto moderato già l’attacco costituisce un gesto emblematico di concentrazione estrema con l’improvviso e ruvido passaggio dall’accordo di sol maggiore, che cresce su se stesso dal piano al forte. Quindi, si giunge all’accordo di sol minore con un fortissimo quasi gridato a voce piena. Lo sviluppo, esteso e drammatico, è caratterizzato da una densa scrittura polifonica, all’interno di cui il dialogo degli strumenti si fa stretto e concitato. In maniera molto efficace il Quartetto Aris sfrutta in questi passaggi gli effetti di tremolo, carichi di pathos, e quelli di pizzicato, più leggeri e sfuggenti. Nel secondo movimento, Andante un poco con moto, emerge nell’iniziale frase del violoncello un’atmosfera più rasserenata, ben presto interrotta dagli interventi degli altri strumenti. In questa sezione come nello Scherzo, in cui tremoli, note ripetute e accordi spezzati sono ricorrenti, si evidenzia l’attenta e raffinata ricerca del suono dei quattro strumentisti e la loro sensibilità in funzione della polifonia delle parti. L’Allegro assai conclusivo mette in luce ulteriormente le doti virtuosistiche dei quattro in una sorta di corsa a perdifiato, resa sempre più dinamica da nuovi elementi ritmici e melodici dettati dalla partitura.
Prima di congedarsi il Quartetto Aris esegue il Contrapunctus I di Johann Sebastian Bach dall’Arte della Fuga, giusto per non farsi mancare nulla e per chiudere in bellezza con l’ennesimo caloroso applauso di apprezzamento del pubblico milanese.
La recensione si riferisce al concerto del 3 maggio 2022.
Emanuele Lavizzari