Tenore | Juan Diego Flórez |
Direttore | Oksana Lyniv |
Primo violino | Jerica Kozole |
Orchestra sinfonica slovena | |
Programma | |
Vincenzo Bellini | Ouverture da I Capuleti e i Montecchi |
Vincenzo Bellini | O di Capellio generosi amici...È serbato a questo acciaro |
Gaetano Donizetti | Inosservato penetrava...Angelo cast e bel da Il Duce d'Alba |
Gaetano Donizetti | Ed ancor la tremenda porta...Come uno spirito angelico... |
Gioachino Rossini | Ouverture da Guillaume Tell |
Gioachino Rossini | Che sorda al mesto pianto |
Charles Gounod | Quel trouble inconnu me penetre...Salut! Demeure chate e pure |
Jules Massenet | Méditation da Thaїs |
Jacques Offenbach | Aut mont Ida da La belle Hélene |
Giuseppe Verdi | Ouverture da I Vespri siciliani |
Giuseppe Verdi | Ah sì ch'io senta ancora...dal più remoto esilio da I due Foscari |
Giuseppe Verdi | Ouverture da La Traviata |
Giuseppe Verdi | Oh! Fede negar potessi...Quando le sere al placido |
A distanza di due anni dall’ultima apparizione, Juan Diego Flórez è tornato a esibirsi in un recital al Festival di Lubiana con Oksana Lyniv sul podio dell’Orchestra sinfonica slovena.
A me sembra ieri quando ascoltai lo splendido artista peruviano nei panni del Conte di Almaviva a Trieste nel 1997, ma il tempo passa veloce accidenti, e in realtà sono passati quasi trent’anni.
Un lungo periodo di tempo che Flórez, anche fisicamente – è in splendida forma – sembra non sentire.
La voce è cambiata, si è fatta più rotonda e morbida, con un po’ di punta in meno rispetto agli esordi quando gli acuti erano sfrontati, ma oggi è un grande tenore e un artista a tutto tondo.
Soprattutto, ha conservato quella capacità di entrare in empatia col pubblico sin dalla prima nota, perché si vede che canta con gioia e partecipazione emotiva.
L’Orchestra di casa – di cui segnalo subito la grande prova in toto – era guidata da Oksana Lyniv la quale, come nell’occasione precedente, non mi ha convinto troppo. In particolare nel repertorio belcantistico italiano la musica non scorreva fluida bensì quasi a strappi, con qualche lentezza estenuante. Le dinamiche sono state spesso fragorose e a farne le spese sono state le esecuzioni dell’Ouverture del Guillaume Tell e dei Vespri siciliani che sono uscite troppo bombastiche.
C’è da considerare che in questi concerti che rientrano nelle tournée degli artisti le prove sono un miraggio e anche che – giustamente, a mio parere – Flórez detta l’agenda: gli appassionati vogliono ascoltare lui e il resto è un corollario.
In ogni caso il programma era strutturato come sempre succede nei recital e cioè con un’alternanza di pagine orchestrali e arie famose, per dare modo al protagonista di riposarsi tra una fatica e l’altra vista la difficoltà estrema dei brani.
Segnalo la bellissima interpretazione della "Mèditation" dalla Thaїs di Massenet da parte di Jerica Kozole, primo violino della compagine slovena.
Flórez al solito è stato strepitoso: legato, dizione, attenzione certosina nel valorizzare la parola che gli hanno consentito di cesellare con eleganza i capisaldi del tenore belcantista che trovate in locandina.
Da Bellini a Donizetti, da Gounod a Verdi passando per quel genio di Offenbach il tenore, tra dinamiche sfumate e acuti saldissimi, ha guidato il pubblico in un viaggio in un tempo sospeso screziato da suggestioni oniriche. Non è mancata l’"aria di Oreste" dall’Ermione, recentemente affrontato al Festival di Pesaro.
Poi ci sono stati i bis, legati alla musica sudamericana e spagnola nella prima parte, in cui l’artista si è accompagnato con la chitarra. A seguire ancora Verdi (La donna è mobile) e poi solo interminabili e meritatissimi applausi.
La recensione si riferisce alla serata del 27 agosto 2024
Paolo Bullo