Direttore | Ivor Bolton |
Maestro del coro | Lorenzo Fratini |
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino | |
Programma | |
Wolfgang Amadeus Mozart | Sinfonia n. 38 in re maggiore K 504 Praga |
Igor Stravinsky | Pulcinella, suite da concerto |
Sinfonia di salmi, per coro e orchestra |
Programma a due facce quello proposto da Ivor Bolton in questo concerto sinfonico-corale prenatalizio (e ultimo del 2024) al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino: la carriera professionale del direttore e clavicembalista inglese si è consumata in queste due direzioni, privilegiando la musica del Sei-Settecento ma dedicandosi anche a quella di periodi successivi.
Fedele a questa dicotomia Bolton per questa serata al Maggio accosta quindi a una sinfonia di Mozart pagine novecentesche del periodo neoclassico, sacro e profano, di Igor Stravinsky, con la suite da concerto del Pulcinella e la Sinfonia di salmi. Però un innegabile fil-rouge lega il Pulcinella a musiche settecentesche pergolesiane (o, all'epoca della composizione, attribuite a Pergolesi anche se in realtà sono di Alessandro Parisotti, Domenico Gallo ed altri) creando quindi un percorso interno della locandina che viene quasi ad assumere l'aspetto di un Settecento ”vero” a fronte di quello “ricreato” circa due secoli dopo.
I tre brani in programma vantano anche illustrissime “prime esecuzioni” nelle stagioni del Teatro fiorentino, rispettivamente con Hermann Scherchen nel 1935 per la sinfonia di Mozart, con Vittorio Gui nel 1929 per la suite dal Pulcinella, e con Igor Markievich nel 1943 per la Sinfonia di salmi.
Stravinsky compose la sua Sinfonia di salmi per coro e orchestra, pagina di ispirata misteriosa bellezza, nel 1930 per celebrare il cinquantesimo anniversario della fondazione dell'Orchestra Sinfonica di Boston usando il testo della Vulgata, e dedicandola “alla gloria di Dio”. La denominazione di Sinfonia non deve trarre in inganno, si tratta etimologicamente di voci e suoni che si fondono, non avendo niente a che fare con la forma classica della “sinfonia”. La pagina è di straordinaria potenza espressiva, intrisa di una spiritualità profonda e asciutta al contempo, ed impiega un'orchestra dal suono grave e corposo nella quale mancano violini viole e clarinetti: sono presenti invece due pianoforti.
La serata diretta da Ivor Bolton ci è parsa andare “in crescendo”, e la mirabile composizione stravinskiana è parsa la più attendibile dal punto di vista esecutivo, con il contributo assolutamente essenziale del magnifico Coro del Maggio Musicale Fiorentino istruito da Lorenzo Fratini: potenza di suono, intonazione, colori e finezze, caratteristiche quanto mai adatte ad una composizione ispirata come questa, che risulta (offerta al pubblico fiorentino abbastanza numeroso in questa serata) di commovente bellezza e profondità.
La suite dal Pulcinella è letta da Ivor Bolton in maniera affettuosa e partecipe; il direttore mantiene tempi che ci sono parsi piuttosto “giusti”, esalta i timbri strumentali, aiutato anche qui in maniera esemplare dall'orchestra che ha modo in tutta la serata di dimostrare la sua bravura sia nel suo complesso sia come valentìa delle prime parti, che andrebbero citate una per una: cosa impossibile.
Meno interessante ci è parsa la Sinfonia n. 38 in re maggiore K. 504 Praga di Mozart, ed in particolare nei primi due movimenti, nei quali Bolton si mostra tanto minuzioso e indugiante nel delineare ogni nota quanto indifferente al risultato globale della pagina (nel Presto, tempo finale della sinfonia, le cose sono andate un po' meglio, sia come colori e intensità sia come agogica).
Come accennato, l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino (primo violino Salvatore Quaranta) si è molto ben comportata, a parte qualche inevitabile imprecisione, seguendo bene il gesto (istintivo e non un modello di chiarezza, bisogna dirlo) di Bolton. Successo caloroso per tutti da parte del pubblico abbastanza folto della Sala Mehta.
La recensione si riferisce al concerto del 21 dicembre 2024.
Fabio Bardelli