Cleopatra | Cecilia Bartoli |
Giulio Cesare | Carlo Vistoli |
Tolomeo | Max Emanuel Cenčić |
Cornelia | Sara Mingardo |
Sesto | Kangmin Justin Kim |
Achilla | José Coca Loza |
Direttore | Gianluca Capuano |
Les Musiciens du Prince - Monaco |
Contemporaneamente allo spettacolo di Michieletto a Roma, si svolgeva in alcune città nordeuropee una tournée del Giulio Cesare di Händel in forma semiscenica. Protagonisti, una serie di affermati specialisti del repertorio barocco a livello internazionale, alcuni dei quali impegnati nell'allestimento al Costanzi, tutti radunati alla corte della Cleopatra di Cecilia Bartoli, che riprenderà il ruolo in forma scenica a Montecarlo il prossimo inverno.
Alla recita cui ho assistito al Bozar di Bruxelles, la quarta dopo le tappe di Lussemburgo e Parigi, il mezzosoprano romano esibiva una resa vocale non del tutto omogenea: ad onta di una buona tenuta dei fiati e di una minuziosa cura del fraseggio, il registro acuto appariva un po' opaco e le colorature sfoggiate mancavano di smalto. La sua Cleopatra sotto questo punto di vista risaltava meglio nei momenti più drammatici ("Se pietà di me non senti" e soprattutto "Piangerò la sorte mia" davvero intenso) che in quelli smaccatamente civettuoli e seduttivi, risolti comunque grazie alla sua scaltrita interpretazione scenica che ha galvanizzato il pubblico ad ogni sua apparizione sul palco.
Ben riuscita anche l'interazione con tutti i suoi colleghi, a cominciare dal protagonista Carlo Vistoli, suo partner già nell'Alcina fiorentina e i cui recenti impegni a Roma (le recite della stessa opera nel ruolo di Tolomeo e un concerto con i colleghi Pe e Cohen) non hanno minimamente pesato sulla sua performance. Il controtenore lughese si mostrava padrone della parte risaltando in tutte le diverse sfaccettature del personaggio, dallo sdegno furibondo di "Empio, dirò, tu sei" al languore amoroso di "Se in fiorito ameno prato", dal valore guerresco di "Al lampo dell'armi" allo studiato machiavellismo di "Va tacito e nascosto" dove il dialogo con il corno solista ha avuto il giusto risalto.
Suo contraltare il mellifluo Tolomeo di Max Emanuel Cenčić, dal timbro al tempo stesso mieloso e graffiante, che, nonostante una dizione italiana perfettibile, si faceva valere come credibile e insidioso avversario.
Kangmin Justin Kim tratteggiava un Sesto ardente, che, se spesso si lasciava trascinare dall'impeto delle sue arie come in "Scorta siate ai passi miei" risolta con accenti fin troppo ardimentosi, era comunque sostenuto da un registro vocale uniforme e ben centrato.
Reduce anch'essa dalle recenti recite romane, dove pure il collega Pecoraro notava un calo di incisività nei gravi, Sara Mingardo si rivelava ancora una volta "la" Cornelia di riferimento, nobile nel suo dolore vedovile e nel suo amore materno: alla buona riuscita del suo personaggio contribuiva l'intesa con il collega Kim, con cui hanno cesellato insieme il commovente duetto "Son nata a a lagrimar".
Chiudeva la compagnia vocale José Coca Loza, dallo strumento vocale ben tornito e rotondo ma forse troppo grave per la parte più baritonale di Achilla.
Dinamica e variegata la conduzione di Gianluca Capuano alla guida dell'ensemble monegasca Les Musiciens du Prince, che imprimeva la giusta teatralità all'opera sopperendo alla mancanza di un allestimento scenico. Lodevole, come sempre, il lavoro minuzioso sulle singole sezioni e sugli strumenti solisti, nonché sul cast vocale, i cui interpreti hanno cantato nei brevi interventi corali che descrivono il trionfale arrivo di Cesare e le urla degli attentatori alla sua vita.
Teatro tutto esaurito, gremito di un pubblico entusiasta che tributava applausi calorosi ad ogni chiusura di brano. Agli applausi finali, calorosi consensi per tutti, con vette di fanatismo verso la coppia di protagonisti e il direttore: il bis conclusivo di "Ritorni omai nel nostro core" suggellava il felice esito della serata.
La recensione si riferisce alla recita di venerdì 27 ottobre 2023.
Martino Pinali