Noè | Nahuel Di Pierro |
Jafet | Nicolò Donini |
Sem | Davide Zaccherini |
Cam | Eduardo Martinez |
Tesbite | Sabrina Gardez |
Asfene | Erica Artina |
Abra | Sophie Burns |
Cadmo | Enea Scala |
Sela | Giuliana Gianfaldoni |
Ada | Maria Elena Pepi |
Artoo | Wangmao Wang |
Direttore | Riccardo Frizza |
Progetto, regia, regia in presa diretta e costumi | MASBEDO |
Drammaturgia visiva | Mariano Furlani |
Scene | 2050+ |
Movimenti scenici | Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco |
Light designer | Fiammetta Baldiserri |
Costumista collaboratrice | Cinzia Mascheroni |
Maestro del coro | Salvo Sgrò |
Orchestra Donizetti Opera | |
Coro dell'Accademia Teatro alla Scala |
Mancavano ancora diverse ore all’inaugurazione della stagione 2023 del Festival Donizetti Opera, che la fondazione aveva già reso note le tre opere che comporranno il cartellone 2024, per inciso Roberto Devereux, Zoraida di Granata (per il ciclo #donizetti200) e Don Pasquale.
Una dimostrazione di quanto il teatro a Bergamo sia vivo, giovane e con voglia di sperimentare: qualità che ritroviamo in tutta quell’offerta di attività che fa da corollario alle opere vere e proprie e che spaziano da appuntamenti per scuole e famiglie, passando per cinema, conferenze, per arrivare a progetti sperimentali rivolti alle nuove generazioni che quest’anno hanno avuto come punta di diamante LU OpeRave (inizialmente prevista per il 2022), in cui la musica di Donizetti incontra l’elettronica e le nuove tendenze.
Il primo titolo operistico previsto per questa 9° edizione era Il diluvio universale nell’edizione critica della versione di Napoli a cura di Edoardo Cavalli. Andata in scena per la prima volta al teatro San Carlo il 6 marzo 1830 è un opera fondamentale per Donizetti e il suo periodo napoletano. Nella città partenopea infatti era già presente dal 1785 la tradizione di rappresentare in tempo di quaresima un’opera di argomento biblico e rigorosamente senza balli. A questo sottogenere avevano contribuito anche Mayr, maestro di Donizetti, con l’Atalia e, su tutti, Rossini con il suo Mosè in Egitto. In questa versione il protagonista era il diluvio stesso che incombe su tutti e gran parte della partitura è collettiva e corale, mentre nella successiva revisione genovese del 1834 assumono maggior rilievo i conflitti fra i personaggi e, oltre alle varie arie e cori, fu aggiunto anche un ballabile.
Progetto, regia, regia in presa diretta e costumi per questo diluvio bergamasco sono stati affidati al duo siciliano MASBEDO con la drammaturgia visiva di Mariano Furlani.
La carne che hanno messo sul fuoco è tanta così come scottanti e attuali erano gli argomenti affrontati. Avvalendosi delle scene di 2050+ hanno innanzitutto creato una parallelepipedo metallico a base rettangolare con pareti mobili al cui interno era presente un enorme tavola imbandita e attorno a cui ruotava tutta l’azione. Il loro punto di riferimento era infatti il film Festen- Feste in famiglia di Vinterberg per creare una vera e propria ultima cena dell’umanità. Nella loro visione, Cadmo è un sovrano ossessionato dal presente, non ama i cambiamenti e vuole vivere nella propria decadenza senza guardare agli errori del passato e investire in un futuro migliore proprio come al giorno d’oggi non si vuole fare nulla contro l’inquinamento o il cambiamento climatico. Per attuare questa denuncia ambientalista sono presenti all’inizio dell’opera comparse in impermeabile e installazioni con video di riprese subacque fornite dall'organizzazione no profit Sea Sheperd.
Il lavoro registico sui singoli personaggi è apparso poco approfondito mentre di contro erano ricchissime le controscene del banchetto le cui riprese in diretta venivano proiettate su un maxischermo a fondo palco per amplificare l’atmosfera di decadenza, alternate a video sui disastri climatici.
Venendo al lato musicale, Riccardo Frizza ha diretto benissimo la sua Orchestra Donizetti Opera, precisa e scattante, riuscendo a sottolineare la dimensione pubblica e privata presenti nella partitura e sostenendo egregiamente il canto.
Il cast, piuttosto numeroso, era capeggiato da Nahuel Di Pierro che ha prestato la sua voce autorevole al personaggio di Noè. Nella parte, scritta per il famoso Luigi Lablache, il basso argentino convince per nobiltà di linea e accenti - di grande effetto la sua aria di preghiera -, pur non avendo un volume debordante.
Suo rivale era il Cadmo di Enea Scala, impegnato in uno dei rari ruoli in cui c’è un tenore villain. La scrittura vocale pare uscita da Rossini, tecnicamente impervia e con grandi sbalzi, quindi Scala ne è uscito facilmente vincitore grazie a una vocalità generosa e fraseggio scolpito, nonostante il registro acuto sia apparso sempre un po’ costretto.
Giuliana Gianfaldoni impersonava Sela, sposa di Cadmo, e ha costruito una personaggio di grande fascino grazie a una recitazione sobria ma partecipe avvalorata da una splendida voce dal colore brunito, pastoso e di grande uniformità. Ha dimostrato di trovarsi a suo agio con questa parte piuttosto centrale ma anche di essere capace di preziosi filati. Buone anche la prova di Maria Elena Pepi nei panni della crudele Ada e dell’autoritario Artoo di Wangmao Wang.
Hanno ben figurato anche i numerosi parenti di Noè, quasi onnipresenti in scena, interpretati da Nicolò Donini (Jafet), Davide Zaccherini (Sem), Eduardo Martinez (Cam), Sabrina Gardez (Tesbite), Erica Artina (Asfene) e Sophie Burns (Abra).
Ottimo il Coro dell’Accademia Teatro alla Scala preparato da Salvo Sgrò.
Pieno successo per tutta la compagnia, con pubblico calorosissimo che ha tributato un vero e proprio trionfo per la Gianfaldoni e Scala. Diviso invece sulla regia che ha ricevuto un sonoro dissenso.
La recensione si riferisce alla prima del 17 novembre 2023.
Andrea Bomben