Tosca | Malin Byström |
Cavaradossi | Joshua Guerrero |
Scarpia | Gevorg Hakobyan |
Angelotti | Martijn Sanders |
Sagrestano | Federico De Michelis |
Spoletta | Lucas van Lierop |
Sciarrone | Maksym Nazarenko |
Un carceriere | Alexander de Jong |
Direttore | Lorenzo Viotti |
Regia | Barrie Kosky |
Scene | Rufus Didwiszus |
Costumi | Klaus Bruns |
Luci | Franck Evin |
Direttore del Coro | Klaas-Jan de Groot |
Maestro del Coro di voci bianche | Anaïs de la Morandais |
Coro dell'Opera Nazionale Olandese | |
Nieuw Amsterdams Kinderkoor | |
Orchestra Filarmonica Olandese | |
Nederlands Philharmonisch Orkest | |
1 DVD NAXOS 2.110752 |
Esce per l'etichetta Naxos la videoregistrazione della Tosca andata in scena all'Opera Nazionale Olandese nel 2022 (la registrazione si riferisce alle recite del 3 e 6 maggio) nell'allestimento firmato da Barrie Kosky con la direzione musicale di Lorenzo Viotti: primo pannello di una trilogia pucciniana al quale ha fatto seguito, nel Dicembre 2022, Turandot e che si concluderà con Il Trittico nel maggio 2024.
La regia video di François Roussillon rende piena giustizia al bello spettacolo di Kosky alla direzione di Viotti che avevamo così recensito:
Questa produzione si regge sostanzialmente sulla perfetta intesa di regista e direttore, entrambi impegnati a realizzare una Tosca di bruciante teatralità.
Moderna, ovviamente, l’ambientazione, spogliata di ogni riferimento storico alla Roma papalina e ispirata, per ammissione dello stesso regista, ai noir degli anni Trenta-quaranta, quelli portati al successo da registi come Fritz Lang, Otto Preminger e Billy Wilder: una Tosca quasi in bianco e nero, si potrebbe dire, dove la vicenda, si avvita in un crescendo di violenza verso l’ineluttabile conclusione. Ce n’è tanta, infatti, di violenza, in questa Tosca, culminante con l’amputazione delle dita di Cavaradossi durante la scena della tortura del secondo atto e consegnate a Scarpia in un fazzoletto bianco grondante sangue. Una violenza domestica, per giunta, visto che il secondo atto si svolge nella modernissima cucina di Scarpia, a sottolineare la normale mostruosità del personaggio.
L’ambientazione scelta da Kosky e dallo scenografo Rufus Didwiszus oscilla fra il minimalismo del primo e terzo atto e l’iperrealismo del secondo, passando per la barocca visione del Te Deum, dove la processione è sostituita da un enorme polittico dal quale sbucano le teste dei coristi, e che avanzando al proscenio va a riempire tutto lo spazio, in una saturazione visiva e sonora davvero mozzafiato.
In una regia di alto profilo come questa, non mancano però incongruenze: non si capisce perché, e a che scopo, Angelotti, ferito e zoppicante, debba correre senza meta da un capo all’altro del palcoscenico, o come possa il sagrestano, dopo essere stato pestato dagli sgherri di Scarpia, colloquiare pacificamente con Tosca ed andarsene tranquillo ad apprestare per il Te Deum. Stonano, putroppo, anche i molti rumori di scena, al punto che la Cantata del secondo atto è praticamente inudibile, sommersa dallo scalpiccio sul palcoscenico.
Dal punto di vista musicale, nulla da eccepire: la direzione di Lorenzo Viotti è semplicemente splendida. Il direttore ha dichiarato di aver speso due mesi di prove per questa produzione, e si sente. Non solo la Nederlands Philharmonisch Orkest (l’orchestra titolare dell’Opera Nazionale Olandese) suona benissimo ma ogni particolare, ogni dettaglio è tirato a lucido e incastonato in una narrazione di avvincente teatralità che pur rinuncia all’effetto per distendersi su agogiche alquanto rilassate.
Molte ombre e poche luci, invece, nel cast. Malin Byström non manca di carisma scenico che, in una regia come questa che mette al centro i personaggi, ha modo di emergere in modo prepotente, ma il fraseggio è spesso affettato e lezioso, specialmente nel primo atto, quando cerca inflessioni maliziose e insinuanti. Vocalmente non è mai una vera Tosca: quando Vissi d’arte è accolto dal silenzio del pubblico è indice che qualcosa non va. Joshua Guerrero è un Cavaradossi giovanile ma non vocalmente irreprensibile ed appare come il proverbiale vaso di coccio fra due vasi di ferro, soverchiato dal carisma della Byström e di Gevorg Hakobyan. Quest’ultimo è uno Scarpia di buoni mezzi vocali, sottilmente insinuante e sa fraseggiare con gusto e ottima pronuncia ed è capace di notevoli intuizioni, pur rifacendosi a un ben preciso modello interpretativo: il suo Un tal baccano in chiesa! sussurrato, invece che berciato come accade nove volte su dieci, segna fin dall’inizio la cifra del suo Scarpia.
Buoni il Sagrestano di Federico De Michelis, l’Angelotti di Martijn Sanders e lo Spoletta di Lucas van Lierop. Ottimo, come sempre, il Coro dell’Opera Nazionale Olandese preparato da Klaas-Jan de Groot.
Edoardo Saccenti