Anton Webern | Concerto op. 24 |
Johannes Brahms | Concerto per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore n. 2, op. 3 |
Lithuanian National Symphony Orchestra | |
Pianoforte | Pina Napolitano |
Direttore | Modestas Pitrenas |
2022 - Odradek |
Nella preparazione di un cartellone – che sia per un'esibizione o un'incisione discografica poco importa – c'è sempre la tentazione per il musicista di creare un filo conduttore a legare “tematicamente” le varie opere e i compositori. È un gioco spesso gustoso anche per l'ascoltatore che ben volentieri si lascia prendere per mano dall'artista e gli si affida nella speranza di essere condotto verso nuove meravigliose scoperte musicali. Alle volte capita che il cammino non sia così intraprendente, tuttavia è stato talmente piacevole che ne è comunque valsa la pena; c'è chi dice che lo scopo del viaggio, in fondo, non sia tanto la meta quanto lo stesso viaggiare, e come dargli torto?
E la conferma ci arriva da Pina Napolitano, pianista specializzata nella musica contemporanea e incessante studiosa di Schönberg e soci. Il percorso che da Brahms porta ai maestri della dodecafonia primonovecentesca è forse uno dei più inflazionati dai musicisti, ispirato e giustificato dalla celeberrima conferenza Brahms il progressivo che Arnold Schönberg tenne nel 1933, ma nessuno lo sta esplorando in maniera così sistematica, appassionata e appassionante quanto lei. Già nel 2018 aveva intrapreso l'esplorazione dei legami tra Brahms e i dodecafonici con un disco dal significativo titolo Brahms the Progressive. E adesso, sempre con l'etichetta Odradek, esce il secondo volume della serie. Se il primo esplorava la musica per pianoforte solo dell'ultimissimo Brahms, affiancandolo alle sonate di Berg e Webern, ora la pianista casertana presenta il legame tra pianoforte e orchestra, con il secondo concerto per pianoforte di Brahms e il concerto op. 24 di Webern.
Sono due lavori agli antipodi: tanto minuscolo, essenziale e scarno nell'orchestrazione quello di Webern, quanto opulento, magnificente, logorroico quasi, quello brahmsiano. Non staremo a discutere di affinità e divergenze (per le quali rimandiamo alle interessanti note del libretto a cura di Hugh Collins Rice); ci basti ascoltare quella pausa di silenzio tra la traccia 3 e la traccia 4 del Cd per poter apprezzare qualunque pretesto abbia portato alla scelta di accostare questi due lavori e rimanerne stupefatti. Perché la fine del concerto di Webern e l'inizio di quello di Brahms – quel richiamo del corno ad aprire il primo movimento – si saldano così perfettamente che sembrano scritti per stare insieme uno di seguito all'altro.
È solo una delle tante piccole gemme che impreziosiscono questa incisione: c'è il pianismo eclettico e brillante di Pina Napolitano, la sua intensa interpretazione di un Brahms ricco di colori e stati d'animo esaltati da un fraseggio sopraffino; c'è lo stridente contrasto con la freddezza metronomica della scrittura “monosillabica” di Webern e la palpabile intesa con la Lithuanian National Symphony Orchestra guidata da Modestas Pitrenas in cui il pianoforte più che solista è a tutti gli effetti membro dell'ensemble e come tale si sviluppa la sua scrittura. Menzione d'onore per il bellissimo terzo movimento del concerto di Brahms: le dinamiche orchestrali controllate da Pitrenas esaltano la stupenda melodia brahmsiana e il gioco tematico con il pianoforte dando vita ad una delle interpretazioni più liriche che ci sia mai capitato di ascoltare.
Brahms the Progressive vol. 2 è un disco che fa venire voglia di affidarci mano nella mano a Napolitano per lasciarci condurre ovunque ci voglia portare sul cammino dei dodecafonici. E attendiamo con impazienza il vol. 3.
Emiliano Michelon