Francesca | Sara Jakubiak |
Paolo il Bello | Jonathan Tetelman |
Giovanni lo Sciancato | Ivan Inverardi |
Malatestino dall'Occhio | Charles Workman |
Samaritana | Alexandra Hutton |
Ostasio | Samuel Dale Johnson |
Biancofiore | Meechot Marrero |
Garsenda | Mané Galoyan |
Altichiara | Arianna Manganello |
Adonella | Karis Tucker |
Smaragdi | Amira Elmadfa |
Ser Toldo Barengo | Andrew Dickinson |
Il giullare | Dean Murphy |
Il balestriere Voce del prigioniero |
Patrick Cook |
Il torrigiano | Thomas Lehman |
Direttore | Carlo Rizzi |
Regia | Christof Loy |
Scene | Johannes Leiacker |
Costumi | Klaus Bruns |
Luci | Olaf Winter |
Regia video | Götz Filenius |
Maestro del Coro | Jeremy Bines |
Orchestra e Coro della Deutsche Oper Berlin | |
1 dvd Naxos | |
16:9 NTSC | |
Distribuzione Ducale |
Il settecentesimo anniversario della morte di Dante è stato pressoché ignorato dalla scena musicale italiana, colpa parzialmente imputabile alle restrizioni imposte dal Covid, che hanno chiuso i teatri per i primi quattro mesi del 2021. La ricorrenza non è sfuggita invece oltralpe, in Germania: la Deutsche Oper Berlin, pur presentando lo spettacolo in streaming, ha omaggiato il Poeta con la Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai, su libretto di Tito Ricordi basato a sua volta sull’omonima tragedia di Gabriele D’Annunzio. La produzione, già recensita dal collega Luca Fialdini, è stata registrata senza pubblico e con l’orchestra che suonava in una sala prove del teatro ed è stata riversata in DVD dalla casa discografica Naxos.
Dopo la Zazà di Leoncavallo, Christof Loy affronta un altro caposaldo del repertorio novecentesco italiano alla sua consueta maniera: un calligrafico e curatissimo lavoro attoriale sugli interpreti, la cui drammaturgia però, come nel caso della sua recente Rusalka, si rivela fine a sé stessa e, in alcuni casi, contraddittoria con lo spirito dell’opera. Non è l’ambientazione contemporanea a inficiare l’esito dello spettacolo, quanto piuttosto quello di rendere la protagonista una femme fatale, una vampira mangia uomini che non si accontenta degli amplessi passionali con Paolo, ma vuole anche ai suoi piedi il deforme marito Giovanni e il sadico Malatestino. Ciò cozza decisamente con l’impostazione drammaturgica di Ricordi/D’Annunzio, i quali, com’è noto, seguono la tesi “innocentista” della storia di Francesca, che, già da Boccaccio, viene discolpata della colpa del tradimento con la storiella del matrimonio per procura e dell’inganno ordito ai suoi danni mediante lo scambio dei due fratelli. L’impostazione registica, invece che assecondare le chiare influenze wagneriane e isoldiane della partitura, trasforma la vicenda dantesca e decadentista di Paolo e Francesca in una tragedia borghese che di borghese ha davvero poco.
Le scene di Johannes Leiacker racchiudono e soffocano il dramma in un boccascena con carta da parati floreale che si affaccia su una vetrata che a sua volta si affaccia su una riproduzione di una tela di Claude Lorraine. Adeguati al contesto sia i costumi di Klaus Bruns che le luci di Olaf Winter.
Musicalmente parlando, le cose decollano man mano che lo spettacolo procede. Sia alcuni membri del cast che Carlo Rizzi e l’Orchestra della Deutsche Oper di Berlino risentono inizialmente della differita e del mancato dialogo tra buca e palco, per poi prendere più confidenza di atto in atto: magistrali in questo senso le difficili scene della battaglia dell’atto secondo, ben risolte e superate senza colpo ferire, come se l’orchestra e il Coro della Deutsche Oper fossero davvero in scena a cantarle.
Positiva la prova della protagonista Sara Jakubiak: ad onta di una dizione italiana e di alcuni attacchi non proprio precisi durante il suo ingresso, il soprano è una Francesca magnetica, vera padrona della scena, dallo strumento vocale brunito e sensuale.
Jonathan Tetelman, oltre ad avere il physique du rôle perfetto per Paolo il Bello, ha una voce squillante e robusta, capace di reggere tutte le asperità della parte, pur non trasmettendo lo stesso carisma della collega.
Pienamente centrati anche gli altri due fratelli Malatesta per interpretazione scenica e vocale: Ivan Inverardi, feroce e sonoro Gianciotto, e Charles Workman, insinuante e preciso Malatestino.
Ben saldo il nutrito stuolo di comprimari, che vede emergere su tutti le quattro ancelle di Francesca: Meechot Marrero (Biancofiore), Mané Galoyan (Garsenda), Arianna Manganello (Altichiara), Karis Tucker (Adonella). Bene anche Mira Elmadfa nei panni dell’inquietante e onnipresente schiava Smaragdi.
Lo scarno booklet che accompagna il dvd si limita a riportare la trama dell’opera e un’intervista al regista, entrambi in inglese e tedesco. I sottotitoli sono disponibili in sei lingue, oltre all’inglese e il tedesco: italiano, francese, giapponese e coreano. La scansione in tracce del dvd è complessivamente buona.
In sintesi, un dvd il cui prodotto finale poteva rendere più giustizia a un’opera che merita una maggior riscoperta al giorno d’oggi: inoltre, la messa in vendita della registrazione al chiuso senza pubblico, e sopratutto senza applausi finali, è davvero un pugno allo stomaco.
Martino Pinali