Pianoforte | Axel Trolese |
Isaac Manuel Francisco Albéniz | Iberia, libro 3 |
Joaquín Turina Pérez | Danzas Fantasticas op. 22 |
Isaac Manuel Francisco Albéniz | Iberia, libro 4 |
Maurice Ravel | Rapsodie Espagnole (trascrizione per pianoforte solo di Lucien Garban e Jacques Charlot) |
Release date: 27 October 2023 EAN Code: 7.46160916194 Edition: Da Vinci Classics Format: 1 Cd Publication year: 2023 |
La nuova fatica discografica per Da Vinci Classic di Axel Trolese, pianista laziale classe 1997, rappresenta il completamento del primo cd dedicato ai primi due libri di Iberia. Un pregevole cofanetto che oltre a concludere il ciclo di Albéniz con il terzo e quarto quaderno, dimostra che Trolese sa spaziare ben più che episodicamente all’interno della scuola nazionale spagnola, proponendo brani di Turina e un’interessante trascrizione di Lucien Garban e Jacques Charlot della raveliana Rapsodie Espagnole (mentre nel primo cd trovavano spazio alcune miniature di Mompou e la splendida e spigolosa Fantasia Bætica di Manuel De Falla).
L’idea di Trolese è vincente. Dividere l’opera di Albéniz in due dischi separati, con un contorno di altri notevoli lavori della scuola spagnola di primo ‘900 (e oltre) produce il gratificante effetto di storicizzare e contestualizzare l’opera di Albéniz, inserendola anche nel quadro dell’esotismo ispanico francese di fin du siècle, dove spesso il folklore spagnolo diviene evocazione di eros sfrenato.
Ed infatti è significativa nell’impaginato la presenza di Ravel, che è come un gioco di specchi rispetto ai brani di Albéniz. Si sa che le origini basche di Ravel lo avevano avvicinato ripetutamente all’idioma musicale spagnolo: oltre alla Rapsodie Espagnole (1907, quindi coeva ad Iberia) ricordiamo anche L'heure espagnole (1911) e Alborada del Gracioso (1923).
Vale la pena riportare, rispetto a quest’ultima, le parole di Alfred Cortot: “la discorsività musicale è guidata dalla nervosa cadenza di un ritmo spagnolo; lo sviluppo della composizione è definito da una forma ben precisa, con scene di danza che si alternano al canto, a somiglianza della maggior parte dei pezzi che formano l'Iberia di Albéniz. In questa pagina, però, la valenza timbrica raveliana non ha nulla del languore sensuale o dell'evocazione nostalgica, tipici del musicista catalano, privilegiando per contro una asciuttezza di tocco, tra lo staccato e il martellato, che restituisce a meraviglia l'effetto delle strappate alle corde metalliche della chitarra, il crepitio ostinato delle nacchere, il battito cadenzato dei piedi dei ballerini”.
È interessante ricordare anche che Ravel ebbe per un certo periodo l’idea di trascrivere per orchestra proprio alcune parti di Iberia, idea poi scartata, ma dalla quale scaturì poi, come una sorta di ”ripiego”, nientemeno che il Boléro.
Di Axel Trolese non si può che continuare a parlar bene e quindi ripetere ciò che è stato detto in occasione della recensione del primo cd. Colpisce soprattutto la maturità, strumentale e interpretativa già presente in un pianista appena ventisettenne. Ancora una volta se ne apprezzano la pulizia, un certo gusto per il suono levigato e l’aristocratico distacco in una misura che ben si fonde con questi due quaderni di Iberia, sebbene siano musicalmente più estremi dei primi due ed anche più sottilmente evocativi dell’arcaico alfabeto musicale iberico.
Al termine dell’ascolto di questo cd una riflessione è d’obbligo: i quaderni di Iberia sono finiti, ma c’è ancora tanto da attingere dallo stesso Albéniz, nonchè da Granados (si pensi alle celebri Goyescas) e sempre che non si voglia fare un salto più ardito, spaziale, temporale e culturale, verso il Sudamerica (mi piacerebbe ascoltare dal giovane pianista il Rudepoêma del brasiliano Villa-Lobos). Ce n’è abbastanza comunque anche per un terzo cofanetto dedicato al mondo musicale spagnolo, di cui Trolese sta dimostrando di essere appassionato e competente interprete.
Lorenzo Cannistrà