Buongiorno Ketevan e piacere di ritrovarti qui a Torre del Lago.
È la prima volta che canti a “casa” di Puccini?
Si, non solo è la prima volta che canto al Festival Puccini, novità di cui sono molto onorata, ma in questa occasione affronterò un triplo debutto: la prima volta in questo meraviglioso luogo, la prima volta che canto un ruolo pucciniano; pertanto, sarà anche la prima volta che mi calerò nei panni di Tigrana.
Del resto, il Sor Giacomo non fu molto generoso nei confronti dei mezzosoprani…
È vero! Ci sono alcuni ruoli di fianco che io non ho mai cantato ma Tigrana è l’unico vero ruolo protagonista - in particolar modo nella versione in quattro atti - pensato da Puccini per un mezzosoprano.
Quindi, bisognava attendere l’occasione data da Edgar per vederti finalmente impegnata in un ruolo del compositore lucchese. Ci parleresti un po’ del ruolo di Tigrana e di quest’opera fra le meno conosciute di Puccini.
Innanzi tutto, devo dire che non comprendo le ragioni per cui quest’opera, a mio avviso bellissima, non venga rappresentata con maggiore frequenza.
Tigrana, nella versione in quattro atti presa in considerazione dal Festival Puccini, ha una parte bellissima ed io sono davvero felice di poterla cantare in questo luogo speciale dove tutto è ispirato a Puccini, dove si possono respirare i profumi e godere degli scorci che facevano parte della quotidianità del grande compositore lucchese.
A Tigrana sono riservate due arie e poi è coinvolta in bellissimi duetti e scene d’insieme. Musicalmente è un ruolo molto complicato in quanto la tessitura è particolarmente ampia e non sempre mezzosopranile. Il personaggio probabilmente è il più cattivo fra quelli pucciniani: ha un’aggressività che nasce dal suo essere stata discriminata, non amata e tenuta ai margini della società bigotta che non accettava il suo essere provocatoria, anticonformista, talvolta blasfema e dai comportamenti sopra le righe; per queste ragioni ha una fortissima voglia di rivalsa ma anche di vendetta alimentata dai traumi che si trascina sin dall’infanzia. Tigrana è una donna bella, provocante e di grande fascino, armi con cui seduce Edgar. Purtroppo, i traumi di gioventù ne condizionano il comportamento sino a portarla all’uccisione di Fidelia, sua rivale in amore.
Nonostante la cattiveria che la caratterizza, provo per Tigrana una grande pietà. Ovviamente sono contro ogni forma di violenza ma cerco sempre di comprendere la psicologia dei personaggi che devo interpretare e in questo caso capisco le ragioni dei suoi turbamenti provando per lei una grande pena.
Come ho detto, per l’inaugurazione del 70° Festival Puccini si è puntato sulla versione in quattro atti a cui, per ragioni di tempo è stato fatto qualche piccolo e giustiificato taglio; fra questi anche la prima aria di Tigrana che è davvero bellissima. Ad ogni modo, anche con questi tagli l’opera non perde la sua bellezza e tutto funziona alla perfezione.
Quello di Edgar era un Puccini appena trentenne: cosa ne pensi del suo stile compositivo rispetto all’evoluzione che avrà negli anni a seguire?
Ripeto, personalmente è un'opera che trovo bellissima e non capisco le ragioni per cui, soprattutto questa versione in quattro atti, si rappresenti così poco. Certamente si capisce che qui Puccini non ha ancora quella saggezza musicale che sfoggerà con le opere successive ma, ciò nonostante, è già geniale e lo testimoniano pagine di Edgar davvero toccanti e di grande forza drammatica.
Il dittico Le Willis e Edgar che inaugurerà il Festival Puccini vedrà la regia di Pier Luigi Pizzi. Un regista con cui hai collaborato già diverse volte. Cosa ne pensi di questo grande uomo di teatro?
Ho avuto il privilegio di aver lavorato già parecchie volte con il M° Pizzi e gli sono davvero molto grata per aver pensato a me per questo ruolo. Sono felicissima di collaborare ancora con lui e di avere l’onore di partecipare a questa inaugurazione importante nell’anno del centenario della morte di Puccini. La produzione è bellissima e lavorare con Pizzi è davvero fantastico: ogni sua parola è preziosa e va ricordata. Quando lavoro con lui cerco d’essere una spugna per assorbire tutte le sue indicazioni e i suoi insegnamenti.
Ne approfitto anche per dire che sono davvero lieta di lavorare per la prima volta con il M° Zanetti con cui abbiamo fatto delle bellissime prove.
Negli ultimi anni hai affrontato con successo anche impegnativi ruoli verdiani. In diverse produzioni di Aida hai interpretato il ruolo di Amneris e diverse volte hai cantato Eboli nel Don Carlo. È una crescita di repertorio dovuta a una naturale maturazione vocale?
Diciamo che pongo molta attenzione a quello che mi dice la mia voce e sto sempre attenta a non fare il passo più lungo della gamba. Eboli e Amneris stanno maturando con me ad ogni recita e credo di aver fatto bene ad aggiungerli al mio repertorio in quanto sono ruoli che aiutano a crescere artisticamente. Ritengo sia importante per un giovane imparare ad ascoltare bene la propria voce e andare su nuovi ruoli senza affrettare i tempi in quanto la maturità vocale e psicologica sono in continua evoluzione. Sono ormai ventidue anni che canto assecondando con attenzione la mia maturazione vocale e artistica: spero di continuare così, senza problemi, facendo scelte intelligenti.
Tra l’altro, nonostante abbia aggiunto qualche ruolo verdiano pesante, la mia tecnica mi consente di tornare tranquillamente a Rossini, ad esempio per L’italiana in Algeri, e a Mozart magari per Sesto de La clemenza di Tito. Del resto, anche quando si canta Verdi non va dimentica la lezione del Belcanto.
Ti piacerebbe aggiungere altri ruoli al tuo repertorio e quali?
Certamente si. Ad esempio, mi piacerebbe poter cantare il ruolo di Cuniza dell’Oberto, Conte di San Bonifacio, prima opera di Verdi. Sarei felice di affrontare molti ruoli del repertorio francese quali Marguerite de La damnation de Faust, Dulcinea del Don Quichotte, ma mi attira molto anche Le Troyens. Per me è sempre un grande stimolo poter cantare nuovi ruoli perché è una cosa che aiuta a crescere. Per esempio sarei lieta di cantare anche ruoli di opere tedesche, ad esempio Octavian del Rosenkavalier. Credo di avere già un repertorio ampio ma sono sempre disponibile a renderlo più interessante.
Probabilmente il ruolo che maggiormente ti identifica è Carmen: l’hai cantato in tantissime diverse produzioni. È un ruolo che ami veramente?
Si, Carmen è diventato veramente il mio ruolo ed amo tanto cantare questa meravigliosa opera di Bizet. È un ruolo che dà tanta soddisfazione perché ad ogni recita in ogni frase ti offre la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo e mi dà tanti stimoli per farlo crescere con me rendendolo ogni volta un po’ diverso dalle precedenti.
Sappiamo che vivi in Spagna e ti sei avvicinata anche alla zarzuela: ce ne parleresti?
La zarzuela come genere è entrata nel mio repertorio da quando vinsi, un po’ di anni fa, il primo premio a Operalia di Placido Domingo. Amo questo genere musicale perché, nel suo spirito spagnolo, mi trasmette gioia e passionalità, oltre ad essere molto interessante, soprattutto con alcuni titoli che sono degli autentici capolavori. E soprattutto adoro cantare al Teatro de la Zarzuela che è un po’ il tempio di questa tipologia di spettacoli. Io sono stata la prima georgiana a cantare in questo teatro dove generalmente non vi cantano artisti che non siano di lingua spagnola; anche per questa ragione ritengo sia un privilegio di cui sono molto felice e quando mi chiamano torno sempre molto volentieri.
Recentemente il tuo paese, la Georgia, ti ha conferito un importante riconoscimento artistico: di cosa si tratta?
È sempre un grande piacere essere apprezzata dal proprio paese. Il pubblico georgiano mi ha visto crescere, mi attende e mi accoglie sempre con enorme affetto. Questo importante riconoscimento mi è stato assegnato per i successi ottenuti a livello internazionale e per essermi fatta ambasciatrice di arte e di cultura georgiana nel mondo.
Oltre ad essere una bravissima artista sei anche una splendida mamma di due bimbi: come si concilia la carriera con la gestione dei figli?
Non è semplice ma è fattibile quando hai delle persone vicine che ti sostengono; nel mio caso mio marito, i miei genitori e tutta la mia famiglia. Diciamo che si collabora tutti insieme e, unendo le forze, abbiamo creato un vero “team working” che funziona. Senza questo aiuto probabilmente non potrei portare avanti la mia professione, nonostante i miei figli mi aiutino, siano bravissimi e comprendano bene le esigenze del mio lavoro. Ai famigliari che mi aiutano sono estremamente grata ma devo dire che la gestione è sempre mia. Tra l’altro, oltre ad essere mamma e cantante, già da un po’ di anni sono anche insegnante; un’attività che mi piace molto. Durante lo stop dettato dalla pandemia del covid ho pensato che dovevo fare qualcosa: quindi ho fatto una figlia (Anna) e, frequentando l’Università, ho conseguito un dottorato in musica. Come vedi faccio di tutto per non annoiarmi.
Grazie per la piacevole chiacchierata e in bocca al lupo per le recite di Edgar.
Grazie a voi e un saluto agli amici di OperaClick.
Danilo Boaretto