Ho fatto una breve chiacchierata con Gabriele Ribis, cantante e artista poliedrico, che tra le altre attività è anche Direttore artistico del Piccolo Opera Festival che inizierà tra pochi giorni. Ed è proprio in quest'ultima veste che ha risposto ad alcune mie domande.
Alla vigilia della sedicesima edizione del Piccolo Opera Festival, ci fa una breve cronistoria della manifestazione?
La manifestazione è nata nel 2008 avendo sempre al centro l’opera lirica. Ha vissuto diverse fasi sia dal punto di vista geografico che tematico.
Fino al 2013 (bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi) si è sviluppata nella provincia di Udine coinvolgendo fino a 15 comuni con un programma multidisciplinare comprendente anche teatro, cinema e danza.
A seguire ha iniziato ad ampliarsi portando l’opera in sedi prestigiose come Villa Manin di Passariano ed il Castello di San Giusto. Parallelamente, dal 2015, ha dato il via al suo progetto di turismo musicale attirando gruppi di appassionati da tutta Europa. Dal 2017 il progetto ha trovato casa nel Collio come territorio ideale per svilupparsi. Con il 2019 ha infine aggiunto una spiccata caratteristica transfrontaliera divenendo l’unico festival d’opera europeo (membro di Opera Europa) con un programma che si sviluppa su un unico comprensorio, ma in due stati diversi.
Quest’anno il Festival ha un titolo significativo, “Risvegli”, come lo dobbiamo interpretare?
Risvegli è essenzialmente un invito all’azione. La Cultura in generale e l’Opera lirica in particolare devono non solo intrattenere, ma anche dare un segnale forte in un momento così delicato per la società globale ed il pianeta. L’Opera, io credo, ha molto da insegnare in quanto è uno spettacolo che funziona solo se supportato da una squadra che lavora bene. Una forma di piccola società, il cui risultato è produrre qualcosa di bello. Il compito della Cultura in questo momento è fornire stimoli ed esempi per contribuire a un cambiamento positivo.
Come sa, la nostra è una regione che si trova metaforicamente – e non solo - ai margini. Com’è lavorare in queste terre di frontiera?
Lo so fin troppo bene e la ringrazio per averlo fatto notare. La risposta senza filtri sarebbe che tutto è più complicato. Lo è, ma in realtà stiamo cercando di trasformare il confine in opportunità. Non a caso con GO! 2025 abbiamo commissionato per il biennio 2023-24 quattro nuove piccole opere dedicate proprio al confine e scritte da giovani compositori under 35 provenienti da paesi confinanti. Altro vantaggio della nostra posizione è che il pubblico di appassionati e melomani di Austria e Germania ha molta meno strada da percorrere per godersi un’opera nel magnifico palcoscenico naturale del Collio. L’importante è saper guardare lontano e rimanere sempre aperti al rinnovamento. Possiamo essere ai margini dell’Italia, ma siamo già al centro dell’Europa e lo saremo ancor di più nel prossimo futuro con le grandi opportunità che si stanno affacciando.
Quali sono le sue aspettative per l’edizione di quest’anno?
A livello locale la mia aspettativa è che il territorio e la sua gente sentano sempre più il Festival come proprio. Il nostro obiettivo è di trasformare il Collio e l’Isontino in un palcoscenico con uno spettacolo fatto di musica, storia ed enogastronomia di livello. Uno spettacolo che coinvolga tutti. Non solo da spettatori, ma anche da creatori e “attori attivi”. Il Piccolo Opera Festival è l’unico festival di opera lirica della regione e di un territorio ampio fuori regione e fuori Italia. Credo questa rappresenti un’occasione da sfruttare e artisticamente e turisticamente soprattutto in virtù del fatto che l’Opera rappresenta la Musica italiana fuori dall’Italia.
Ha in progetto qualche novità per l’anno prossimo o il format ormai collaudato la soddisfa?
Sì, ci sono sempre novità da sviluppare. Implementeremo in particolare la sostenibilità degli spettacoli rendendoli sempre a minore impatto. A partire dall’opera lirica. I musicisti per primi devono iniziare ad uscire dalla loro comfort-zone del concerto/opera in teatro. Anche negli allestimenti andremo sempre più verso proposte innovative, in particolare nel nuovo Teatro di Verzura del Castello di Spessa, ma senza stravolgere il senso profondo dei grandi capolavori lirici.
Ci dica un suo “sogno” (artistico) nel cassetto”?
Il sogno artistico è semplicemente quello di far capire come l’opera sia parte fondante della nostra identità culturale; un bene prezioso da coltivare e con cui presentarci al Mondo. La realizzazione è rendere il Piccolo Opera Festival un piccolo Glyndebourne italiano dove, nell’intervallo, ritrovarci, come nei celebri picnic di Oltremanica, a brindare con un calice dei nostri meravigliosi vini bianchi.
Ci lasci un saluto per i nostri lettori e in bocca al lupo per tutte le sue attività!
Crepi! Seguo da sempre OperaClick che ha il grande merito di coprire con lo stesso interesse e competenza le grandi manifestazioni dai teatri di maggior prestigio in Italia e all'estero ma anche le iniziative cosiddette minori. Un saluto a tutti i vostri lettori e agli appassionati di musica!
Paolo Bullo