Vivono nella bellezza, ne sono pervasi e la porgono al pubblico. Sir John Eliot Gardiner, il Monteverdi Choir, l'English Baroque Ensemble. Ovvero: la filologia che si fa bellezza, nel suono tornito e solo leggermente increspato degli strumenti, nella perfezione immacolata delle voci. L'Oratorio di Natale di Bach (peccato, solo le tre parti di uno dei pannelli: si sussurra volesse portarcelo intero, diviso in due serate) eseguito come il dono semplice del Kantor alle chiese di Lipsia, l'incanto del Bambino che ci salva, del racconto del viaggio di Maria e Giuseppe, del loro arrivo nella grotta, della nascita, del canto degli angeli, dell'annuncio ai pastori, del loro stupore, del loro viaggio, della loro adorazione, delle riflessioni di Maria nel suo cuore, del ritorno a casa dei pastori. E qui il racconto di questa parte si chiude nell'ultimo inno di gloria.
Viene voglia di "montare" immediatamente il Presepio, una volta rientrati a casa: un'ora e mezza di argento, di oro, di luce, di appena lievissime ombreggiature nei passi riflessivi. Solisti vocali(soprattutto maschili: contraltista e tenore dal perfetto virtuosismo nelle sgranature della vocalizzazione) stratosferici, archi di seta, due oboi da sogno, percussione "ficcante", perfetta fin dall'inizio che proprio i timpani ritmano.
E' un mondo di incanto e di perfezione il Bach di Gardiner e dei suoi, e' sempre stato così (Harnoncourt raccontava un'inquietudine differente, un'asprezza diversa, e i due grandi direttori-studiosi sono sempre stati complementari nell'approccio alla frase ed al suono). Semmai, rispetto al passato, il Gardiner di oggi si e ci concede un pur sorvegliatissimo uso del rubato, che comunque non turba l'armonia complessiva. Meravigliosi i volti del direttore (un leggero sorriso stampato in volto, il dito indice che si muove verso strumenti e voci, con "affettuosa" , paterna precisione), degli strumentisti e dei coristi, e' un far musica come comunione di affetti, lo sguardo beato dei due oboi e il loro ondeggiare il corpo seguendo il dolce ondeggiare dell' introduzione strumentale alla seconda parte, e' l' immagine, la fotografia di un modo di essere e di fare musica insieme. E nella pausa (di cui non si avverte il bisogno) e al termine, nell'esultanza della Scala piena, Sir John con paterna autorità chiama e regola minuziosamente tutte le alzate e gli inchini dei solisti strumentali e vocali, fino all'omaggio collettivo. Nega il bis come a dire che la bellezza una volta basta a se'. Poi, splendido quasi-ottantenne sempre identico a se stesso, si trattiene a cena fino a notte, sorridente e disteso, a tavola con i suoi meravigliosi cantori, sotto lo sguardo benevolo del Sovrintendente Meyer. Ci sara', nei prossimi giorni alla Scala, un Concerto di Natale, ma quello vero e' stato questo, donato a noi da
Sir John Eliot Gardiner, profeta della bellezza.
marco vizzardelli
Gardiner, English Baroque Ensemble, Monteverdi Choir. Bach, Oratorio di Natale alla Scala
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