Secondo tour consecutivo in Italia dell’ottantenne batterista dei Pink Floyd accompagnato da 4 musicisti piuttosto bravi; si tratta di Guy Pratt (già con i Pink Floyd al basso nel dopo Waters), Dom Beken (tastiere), Gary Kemp (dagli Spandau Ballet), e Lee Harris (dai Blockheads), questi ultimi due alla chitarra. Rispetto alla formazione base dei PF c’è quindi una chitarra in più e l’effetto si apprezza piuttosto bene.
Il tour ha interessato parecchie città da nord a sud. Lo spettacolo cui ero presente è quello di Bologna del 20 luglio.
La location era il Sequoia Music Park, luogo vicino alla tangenziale e senza problemi di parcheggio, e trattandosi di Bologna, è un mezzo miracolo. I posti erano numerati e a sedere e questo ha evitato la confusione che a volte si verifica in questi concerti. L’elemento più interessante del concerto è stata la scaletta che comprendeva brani antecedenti a The dark side e che pertanto, oggi sono negletti sia dalle tribute band, ma anche dai membri ancora attivi dei PF. Pubblico folto, ma senza sold out, composto per lo più da over 50.
Lo spettacolo, come tradizione, era accompagnato da proiezione e luci che costituivano un tutt’uno con la musica. Si parte con Astronomy Domine, brano del primo album The Piper at the Gates of Dawn, poi replicato dal vivo in Ummagumma volume 1. La scaletta comprende molti brani tratti sia da The piper, che da a Saucerful of secrets, da More, Atom Heart mother, Meddle e addirittura due pezzi da Obscured by Clouds, che credo sia il LP più dimenticato dei PF. C’è anche un brano praticamente inedito di Syd Barret, Remember me, dal sapore rock and blues, oltre al mitico Set the control for the heart of the sun, dove Mason si è scatenato sulla batteria. I momenti topici sono stati due. Il primo iniziava con If tratto da AHM, accompagnato dalla chitarra acustica, ma che poi sfociava con le chitarre elettriche e le tastiere nella suite del titolo dell’album, e anche senza l’orchestra (Mason ha detto che era meglio senza l’orchestra) dava un’atmosfera solenne. C’erano anche i vari passaggi psichedelici e sperimentali, compresa la moto che dava effetto stereo transitando da destra a sinistra. Il coro era costituito dalle voci dei cantanti. Dopo i vari passaggi noti, subentrava una parte di rottura e terminava con la ripresa di If.
Il pubblico è andato poi in visibilio nella seconda parte quando ha udito il suono “ping”. E’ chiaro che stava per iniziare una versione dal vivo di Echoes, con il pianoforte che eseguiva degli arpeggi sui vari Ping. Era interessante anche la parte visiva con la proiezione di una figura ellittica che cambiava dimensione e direzione. Alla fine, durante gli ultimi Ping, si è rimpicciolita e poi è scomparsa. La presenza delle due chitarre ha dato un effetto notevole, non solo nella linea musicale ma anche nel creare atmosfere spaziali e misteriose. Entusiasti anche i due bis finali con i brani One of these days e a Saucerful of secrets. Il primo presenta un riff, che richiama uno stornello siciliano, suonato con il basso che sfocia nella famosa frase “one of these days I am going to cut you into little pieces” riferita a un critico musicale con il quale c’erano stati dei contrasti. L’ultimo brano, tratto dal LP omonimo, comincia in modo sperimentale e psichedelico e termina con un coro solenne. L’effetto è ottimo e il pubblico applaude entusiasta. Potremmo a questo punto discutere se si sia trattata di un'operazione nostalgica oppure culturale, ma direi che è stato bello e questo basta.
Nick Mason e i Saucerful of Secrets
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Nick Mason e i Saucerful of Secrets
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- Tebaldiano
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Re: Nick Mason e i Saucerful of Secrets
Visti nel tour precedente, a Lucca. Notevoli, con serate musicalmente più interessanti dei concerti di Pink Floyd con Gilmour post 1984, Gilmour da solo e Waters, proprio per il repertorio scelto. Non ne posso più di ascoltare dal vivo Money, Wish You Were Here, Time e Another Brick In The Wall, mi fanno lo stesso effetto di Tosca, Rigoletto, Barbiere, Bohème e Traviata, quindi ben vengano Mason e soci a portare dal vivo i brani pre-Dark Side.
