La settma sinfonia, "Leningrado" di Dmitrij Sostakovic vanta ottime fortune storiche presso l'Orchestra Sinfonica di Milano ex-Verdi. Oleg Caetani ne fu appropriato interprete, Vladimir Jurovskji geniale, Robert Trevino magnificamente cristallino. La tradizione prosegue alla grande, in questi giorni (si replica domani all'Auditorium di Largo Mahler), grazie a mano maestra e spirito saldo di Michael Sanderling, che l'estate scorsa a Dobbiaco aveva già guidato l'orchestra milanese in una pregevole lettura della Sesta sinfonia di Mahler.
La personalità direttoriale interpretativa di Sanderling è chiara, netta, limpida: grande cultore del '900 in musica, è artista che va al sodo ed al nocciolo dei testi, verrebbe da dire "senza giri di parole": nessuno scaccolamento da Ego del podio, gesto essenziale, mente lucida, Sanderling è solamente volto al miglior servizio possibile da rendere al testo ed al compositore.
E colpisce nel segno. Dall'inizio rarefatto, alla perfetta gestione dinamica della famosa marcia del primo movimento: il cosiddetto "Bolero guerresco" di Sostakovic che rischia di ingoiarsi tutto il resto della sinfonia e di essere frainteso a musica entusiasmante, laddove esprime una tragedia. Nessun rischio in mano a Sanderling, lucido e fin spietato nella scansione, nelle dinamiche e nel collegamento della marcia con ciò che segue e ciò che precede. Il finale del primo movimento, che cita di nuovo il tema della marcia, è totalmente straniato. I giochi dinamici dei due movimenti interni hanno una esattezza che non diventa matematica perchè Sanderling è accorto nel distillare il senso e le oasi di dolore (e di nichilismo allucinato) dai ritmi guerreschi (nella Leningrado si descrive un'aggressione ed un assedio ma anche il volto del popolo russo), e nella tensione spasmodica, a suono tiratissimo ed essenziale, del finale.
Lettura lucida, di assoluta onestà intellettuale, e magistrale nella tenuta cui l'orchestra risponde ancora una volta alla grande nella sua miglior stagione di sempre : con Sanderling si è tornati a volare alto esaurita la serie dei ricordi direttoriali di un passato, anche recente, non sempre altrettanto felice: non ne provo nostalgia e penso che l'orchestra Sinfonica di Milano non debba provarne. La Stagione 2024-25 è quella del salto di qualità, nel clima entusiasmante creato dall'arrivo del giovane direttore Emmanuel Tjeknavorian dalla prossima settimana di nuovo in azione sul podio della sua orchestra con una serie di splendidi programmi. Il passato è (per fortuna) passato: nessuna nostalgia, chi ama e stima la Sinfonica di Milano può dire che oggi in Largo Mahler si può guardare, con giusta convinzione, ad una crescita e collocazione di stampo europeo, quella cui Delman, Chailly, Noseda avevano guardato agli inizi dell'avventura de La Verdi. Un po' persa per strada nelle strampalataggini dell'ultimo direttore (Mozart diretto in poltrona, gli autobattimani, le urla sul podio e quant'altro: ribadite in un recente ritorno con Haydn diretto battendo appunto le mani all'aria sul podio... aiuto e anche basta!) e in alcune scelte non sempre adeguate. Ora per fortuna ritrovata, nel nuovo slancio impresso ad un complesso cui Milano deve tantissimo, meritevole di ben altro sostegno ad ogni livello istituzionale, per quanto e per come lavora.
marco vizzardelli
Al nocciolo di Sostakovic 7 "Leningrado" - Michael Sanderling, Sinfonica di Milano
-
- Messaggi: 4421
- Iscritto il: 17 mag 2014 11:01
Al nocciolo di Sostakovic 7 "Leningrado" - Michael Sanderling, Sinfonica di Milano
Ultima modifica di daphnis il 22 mar 2025 13:31, modificato 2 volte in totale.
-
- Messaggi: 4421
- Iscritto il: 17 mag 2014 11:01
Re: Al nocciolo di Sostakovic 7 "Leningrado" - Michael Sanderling, Sinfonica di Milano
Ieri sera, trionfone ad applausi ritmati. Vale senz'altro la pena la presenza alla replica di domenica (domani) pomeriggio.
marco vizzardelli
marco vizzardelli
-
- Messaggi: 36
- Iscritto il: 18 feb 2023 17:18
Re: Al nocciolo di Sostakovic 7 "Leningrado" - Michael Sanderling, Sinfonica di Milano
Come non ricordare l'esecuzione della Leningrado della Verdi con Vladimir Jurovskji sul podio, orchestra e direttore in stato di grazia. Parliamo di vent'anni fa, forse di più. L'ensemble ancora giovanissimo, come il direttore che usciva dal teatro in jeans e lo smoking incelophanato in spalla.
Daphnis, mi ha fatto venire voglia di tornarci.
Daphnis, mi ha fatto venire voglia di tornarci.