FRANCO BONISOLLI (Rovereto, 25 maggio 1938 – Monte Carlo, 30 ottobre 2003)
Andrebbe ricordato solo per questo. No, non parlo di acuti a perdifiato, imprese canore o recite gloriose. Parlo di Franco Bonisolli e del più bello scherzo fatto in ambito lirico. L'anno è, mi pare, il 1985 e Bonisolli è un magnifico Manrico all'Arena di Verona. In Andrea Chénier, per contro, si esibisce l'odiato (da Bonisolli) Josè Carreras. Alloggiano entrambi nello stesso recidence. La Gazzetta di Mantova (mi pare il giornale sia quello) invia un cronista che conosce poco o nulla di opera ad intervistare Carreras. Arrivato all'hotel lo sventurato scribacchino vede nella hall un energumeno che parla con voce impostata e ride da tenore. Timidamente si avvicina: "Scusi, è lei il signor Carreras? Sono Tal dei Tali per quella intervista". "Certo, sono io". Ovviamente era Bonisolli e vi lascio immaginare il colloquio: "Per me Andrea Chénier è un'opera estremamente difficile: sono costretto ad abbassare di tono l' Improvviso e tutto l'ultimo atto perché sono troppo acuti per la mia voce. Tra l'altro voglio segnalare un mio giovane collega, tale Bonisolli Franco, che canta Il Trovatore con voce limpida ed acuti facilissimi, bissando addirittura l'impervia Pira" sentenziò "Carreras". Non so dire se l'intervista fu pubblicata o meno. E neppure se l'aneddoto sia vero oppure no. Però, "se non è vera è ben trovata". E se fosse vera, al sadico umorismo del tenore trentino bisognerebbe fare un monumento.
D'altra parte gli aneddoti su Bonisolli si sprecano: una volta trovatosi con l'amico Luca Gorla in barcaccia stampa proprio all'Arena di Verona, gli fece un clamoroso "pippone" sostenendo che la forma fallica dell'Italia la predisponeva alla fecondazione del Mediterraneo. E che l'Austria e la Svizzera rendevano ancora più esplicita la somiglianza del patrio suolo con un emblematico apparato riproduttivo maschile... Luca restò allibito.
E quella volta che, dopo una Pira non proprio riuscita a Barcellona, alla fine degli applausi riaprì da solo il sipario e cacciò un Do enorme e lunghissimo la cui eco ancora risuona negli anfratti del Liceu. O quando a Berlino, non ricordo in che opera, si fece portare da bere (Wasser!!! Wasser!!!) nel mezzo di una recita. O quando dopo il Trovatore salisburghese diretto da Karajan nel 1978 si mise a fianco del camerino di Domingo (che nella Pira, peraltro abbassata di un tono, aveva emesso una serie di suoni decisamente vicino allo scrocchio) sparando un Do dopo l'altro con spavalda sicurezza. Domingo uscì dal camerino e gli disse: "Franco, sei fantastico ed hai degli acuti unici. Però, vedi, lì dove tu fai risuonare gli acuti, ecco: io lì io ho il cervello" L'astio tra i due nacque in quel frangente.
O quando fece le corna al pubblico di Taormina dopo aver altercato ad alta voce con il direttore Corrado De Sessa durante una recita di Cavalleria rusticana a suo dire troppo lenta. Per non parlare, poi, dell'infinita polemica con lo stesso Domingo che Bonisolli accusava di utilizzare in disco i suoi acuti (...la banca degli acuti...). Insomma, un personaggio decisamente sopra le righe, oltre che un grande tenore.
L'ho ascoltato parecchie volte a teatro. Innanzi tutto alla Scala in una Turandot che vide alternarsi come Calaf ben quattro tenori. Sembra fantascienza, visti i grami tempi odierni: Martinucci (ottimo) fece la prima, Bonisolli la seconda con il suo marchio di fabbrica: emettere quattro Do nella frase "Ti voglio tutta ardente d'amor", Domingo (non proprio in forma) la terza ed Ermanno Mauro, un tenore sottovalutato ma di molti meriti, alcune repliche. Poi il Trovatore all'Arena di cui parlavo poco fa. Nella Pira impose il bis al direttore Anton Guadagno che aveva già lasciato il podio e, probabilmente, era già in camerino a fumarsi un sigaro e bere un buon bicchierino di prosecco. Il successo di Bonisolli fu tale che fu portato quasi a forza per dirigere il bis. E poi un'Aida sempre a Verona in cui litigò a suon di acuti con la Cossotto. Per inciso in questa singolar tenzone vinse Bonisolli. La voce, in teatro, non era né bella, né brutta, né piccola, né grande: suonava abbastanza grigia e non squillava molto. Quello che impressionava era la veemenza e l'impeto con cui affrontava ogni ruolo. Alternata, però, a momenti di puro lirismo e ad acuti stratosferici che infiammavano il pubblico. Insomma un tenore "espada", degno erede degli Hypolito Lazaro e dei Mario Filippeschi, dicevano alcuni. Un tenore "da loggione" sostenevano altri con malcelato disprezzo. Per mio conto un tenore che è riuscito a passare, sempre con enorme successo, attraverso vari repertori. Eh già, perché il debutto avvenne con Don Pasquale e per rendersi conto di quanto valido fosse il Bonisolli belcantista basta ascoltare L'assedio di Corinto della RAI (scempiato da tagli assurdi) in cui il nostro è un Neocle (un ruolo acutissimo scritto per Nourrit) favoloso in una tessitura infernale. Oppure, meglio ancora, La donna del lago con la Caballé in cui è un re Giacomo incomparabile. E, credetemi, non c'è Blake che tenga. Segnalo anche un Barbiere di Siviglia dove è un Almaviva notevolissimo. Li trovate tutti su youtube. La fama e la gloria, però, vennero nel repertorio verdiano e verista. La sua discografia lo testimonia.
Dal film di Traviata con la Moffo e l'anziano Bechi, dove è un Alfredo amoroso e veemente a seconda dei momenti, all'intenso ed accorato Duca nell'altro film di Rigoletto con Panerai e la Rinaldi. E poi la splendida Tosca diretta da Rostropovich con un'attempata Vishnevskaja ed uno straordinario Manuguerra (uno dei migliori baritoni di sempre), i due Trovatori pressoché equivalenti come valore del cast (ma quello in Cd è diretto da Karajan e con una favolosa Obrastzova) ed ancora Cavalleria, Masnadieri ed una Bohème di Leoncavallo molto valida, per quanto come Marcello preferisca Antonio Annaloro, la più bella voce di tenore italiano del dopo guerra.
Mi piace anche, tra le altre cose, ricordarlo come Liscione in una Dirindina diretta da Muti a fine anni 60 con l'immenso Bruscantini e vi invito ad ascoltare l'aria dei Pescatori di perle e la Furtiva lagrima che si trovano su youtube: sublime e non aggiungo altro. In definitiva, nessuno in quegli anni fu più tenore di lui. E nessuno più matto.
Ma diffidate dai tenori che non hanno un pizzico di follia. Non sono veri tenori. Al limite buone imitazioni e nulla di più.
Carlo Curami
Franco Bonisolli - Com'è gentil (Don Pasquale), G. Donizetti
Franco Bonisolli - Esultate (Otello), G. Verdi