Aldo Filistad (Taormina 14 dicembre 1935 - Tormina 20 maggio 2020)
"Vampyr!!!!" gli gridò il tenore ucraino Sacha Gurets, sbraitando dopo una clamorosa stecca sull'ultimo Si bemolle di "Celeste Aida". Sacha aveva una voce eccezionale che quella sera misteriosamente si incrinò. Poco prima di cantarla, incrociandolo, Aldo Filistad lo aveva fissato intensamente all'entrata del palcoscenico e Sacha attribuiva a quello sguardo penetrante la ragione della sua incertezza vocale. I due erano rivali. Prosaicamente (Dracula c'entra poco), in quella tournée erano quelli che si dividevano maggiormente i favori del pubblico.
Ma facciamo un passo indietro. Germania, anno zero. Almeno, anno zero per me. Per l'inizio della mia carriera di cantante. Era il 1998 ed ero stato scritturato per una serie di concerti itineranti in suolo teutonico. Alcuni giovani attorniavano artisti più affermanti come Aldo Bertolo, Andrea Elena ed Aldo Filistad. Il nome di Aldo Filistad dirà poco alla maggioranza dei melomani. Eppure fu un ottimo tenore che andrebbe maggiormente ricordato. E rimpianto, visto il livello odierno.
Siciliano di lontanissime ascendenza greche (italiani, greci....una faccia, una razza), faceva discendere la sua origine addirittura dalla regina Filistide, moglie del tiranno di Siracusa Gerone II che, amante delle arti, fece costruire il teatro di Siracusa e quello di Taormina. Dopo gli studi con Emilio Ghirardini a Milano, Filistad si era trasferito giovanissimo in Francia: la voce limpida, mediterranea e squillante lo avevano subito rivelato come interprete sublime del repertorio lirico. Ascoltatolo, il grande Gilbert Bécaud (che oltre ad essere l'autore di una canzone immortale come "Et maintenant" era anche compositore) lo volle assolutamente protagonista della sua "Opera d'Aran". Aldo parlava un francese perfetto, senza accento. Eppure sentiva la sua sicilianità come una missione. D'altra parte, come dargli torto? Quando ci siamo ritrovati, un paio di anni dopo, mi parlava con grande orgoglio della sua villa a Taormina, raccontandomi fantastiche storie su come e perchè avesse scelto certe piante o certe qualità di pietra in luogo di altre.
Come dicevo, ebbe successo soprattutto in Francia, dove rivaleggiava con Alain Vanzo nei favori del pubblico d'oltralpe. In questo ricordava alla lontana la carriera (molto più breve, però) di un altro grande tenore emigrante: Giuseppe Lugo. In realtà, si esibì un po' dappertutto dall’Opéra di Parigi, al Colon di Bogotà, al Coliseum di Lisbona. E poi Staatsoper di Vienna, Festival di Salisburgo, Amburgo, Berlino, Francoforte, Monaco, solo per parlare dei teatri principali. In Italia fu ospite del Carlo Felice a Genova, dell'Arena Sferisterio a Macerata, dell'Arena di Verona, del Massimo di Palermo, del Bellini di Catania, del Teatro Antico della sua Taormina e tanti altri.
Il repertorio era essenzialmente lirico con Bohème, Tosca, Rigoletto, Faust, Traviata, Madama Butterfly, Pecheurs de perles, Roméo et Juliette ma progressivamente allargato a quello più spinto con Gioconda, Cavalleria rusticana, Carmen, Norma, Tabarro, Trovatore... Il disco non gli fu amico: per la registrazione dell'Opéra d'Aran venne scelto un altro tenore per questioni discografiche. In studio solo un'operetta di Francis Lopez, "Andalousie"poi, di Léhar, "Il conte di Lussemburgo" per la EMI-Pathé" ed Il paese del sorriso" entrambe in francese per un'etichetta minore, più alcuni "live" molto interessanti ma, in Italia, temo introvabili. La prima volta che lo vidi a teatro fu a Novara, mi pare nel 1981 ma non ne sono certo.
Fu l'unico Des Grieux da me ascoltato che si possa paragonare per squillo ed incisività a Vasco Campagnano, il migliore della storia del disco. Poi lo sentii in Francia in Aida ma, al di là della bravura tecnica e della voce fantastica, come Radames mi convinse poco. Ed infine come cantante italiano nel Rosenkavalier a Liegi dove risolse una tessitura scabrosa con suoni trascendentali in particolare con un terza acuta spettacolare ed insolente nella sua facilità. Poi lo conobbi nei concerti di cui ho parlato in Germania prima ed in Cina e Corea del Sud, poi. Persona squisita e simpatica. Aveva una carica teatrale anche in quei concerti da lasciare allibiti. Ed un carisma che raramente mi è capitato di osservare in altri cantanti. Un esempio: Filistad cantava "Nessun dorma" e "Core 'ngrato" ricevendo autentiche ovazioni. Il tenore Francesco La Spada, per contro, cantava "Amor ti vieta" e "Santa Lucia" ricevendo scarsi applausi, nonostante la bella voce. Una sera, a tavola (pizza coreana: buona ma troppo aglio nell'impasto) Francesco si lamentò con Aldo dicendogli, più o meno, che avere successo con "Core 'ngrato" era facile, mentre "Santa Lucia" era solo una canzonetta. Detto fatto: decisero di scambiarsi le canzoni. La sera successiva La Spada ebbe gli stessi scarsi applausi di sempre mentre Filistad ebbe il consueto trionfo in "Santa Lucia". Uscendo, visibilmente soddisfatto, disse: "è solo una canzonetta". Chapeau! Questo è carisma e c'è poco da aggiungere. Apro una parentesi: l'organizzatore dei concerti in Corea si chiamava Kim ed aveva studiato in gioventù con Galliano Masini a Livorno. Una sera, a cena dopo un concerto, si cantava per il ristoratore. Filistad cantò "A te, o cara". Il signor Kim che, per inciso, aveva un piacevolissimo accento tosco-coreano, cantò anche lui la stessa romanza. Ma un tono sopra! Rimanemmo tutti allibiti a bocca aperta. Ma torniamo a Filistad.
Caro Aldo, eri un grande e mi piace ricordarti su uno di quei pullmann che ci portava in giro per la Germania a cantare ogni sera in una diversa città. Era Capodanno e, da poco passata la mezzanotte, ci trovammo a brindare tra noi cantanti con un discreto spumante tedesco e con il panettone che (onore al merito) avevo portato io da Milano all'inizio della tournée. Eri felice come un bambino ed avevi quel sorriso che incantava il pubblico. Ci regalasti a cappella una bellissima canzone siciliana: "Me voto e me revoto". Ascoltandoti, vedevo paesaggi riarsi, la luna, il mare, la passione ed il sole cocente, la spuma delle onde... Non lo dimenticherò mai.
Carlo Curami
Tosca - Recondita Armonia - tenore Aldo Filistad
registrazione effettuata ad Ancona nel 1986